Il 7 gennaio 1994, pochi mesi prima della discesa in campo e del trionfo elettorale di Silvio Berlusconi, in un colloquio che avevamo ottenuto grazie alla mediazione di Ezio Mauro, allora direttore della Stampa, Norberto Bobbio spiegò al sottoscritto e a Renato Farina cosa sarebbe accaduto a chi avesse sostenuto la discesa in politica dell’imprenditore di Arcore. «Guai». E «guai alla Chiesa se appoggia Berlusconi». Queste parole, che furono pronunciate dal filosofo torinese con strano livore, mi tornano in mente adesso che il livore divisivo tra gli italiani è a mille. E che il caso Berlusconi sembra giunto a un punto dirimente, in un modo o nell’altro, di un ciclo e stagione politica della Repubblica.
Ecco, a ripensarci oggi uno si chiede: ma perché Bobbio era così furioso alla prospettiva di assistere alla discesa in campo del Cavaliere? D’accordo, Berlusconi era già il celebre tycoon amico di Bettino Craxi. Ma i trionfi elettorali di Forza Italia erano ancora lontani da venire. E la cronaca giudiziaria anche. Dunque, cosa inquietava l’animo di Bobbio che allora stava per pubblicare un “elogio della mansuetudine” mentre in realtà il suo animo sembra avvolto in un pessimismo sommesso ma che diventava esplosione d’ira al sol sentir nominare il nome del Cavaliere di Arcore?
LONTANI DALL’ORDALIA GIUDIZIARIA. Eppure, niente, in quel principio di ’94, lasciava presagire le “attenzioni” giudiziarie di cui Berlusconi sarebbe stato oggetto a partire dall’estate dello stesso ’94, quando il primo governo Berlusconi venne raggiunto e ribaltato dal l’avviso di garanzia congiunto Borrelli-Corriere. E niente, dopo che il caso Mondadori sembrava essersi risolto con una stretta di mano tra l’Ingegnere e il Cavaliere, lasciava immaginare anche solo lontanamente la lunga serie di processi che, ad oggi, in attesa degli altri ancora giacenti ai primi gradi di giudizio, si trova condensata in una prima e definitiva sentenza di condanna in Cassazione. Agli inizi del ’94 si era ben lungi dall’ordalia antiberlusconiana. Perciò colpiva che il grande Bobbio, che come le televisioni di Berlusconi si era parecchio speso a sostegno di Mani Pulite, si mostrasse tanto avverso alla prospettiva che lo stesso Berlusconi scendesse in politica per riempire il vuoto lasciato nel campo dei moderati dall’eliminazione per via giudiziaria della Dc e del Psi. A scanso di ogni equivoco, si sappia che una redazione di questa conversazione (parte della quale è stata anche pubblicata su Tempi e tempi.it) e’ conservata agli atti sia dell’archivio personale dello scrivente, sia di quello della segreteria di don Luigi Giussani. E questo perché quel colloquio che si svolse nella casa torinese del filosofo non ebbe in principio alcuna motivazione politica, bensì esistenziale, diciamo così, e religiosa.
IL SABATO E LA MEDIAZIONE DI EZIO MAURO. Quel colloquio mediato da Ezio Mauro era stato infatti occasionato dalla morte di una missionaria in Somalia e da ciò che di quel fatto tragico Bobbio scrisse sulla Stampa. Tra l’altro, durante tutta la nostra conversazione, il filosofo era più volte tornato sul tema Cl e non aveva lesinato lodi sperticate al padre e fondatore di Cl. Fu per questa ragione che prendemmo appunti e di quella conversazione facemmo memoria scritta alla segreteria del sacerdote milanese. Quindi, nessuna ricostruzione a posteriori. Non solo. L’occasione fu buona per raccogliere il disappunto e la lamentela di Bobbio per essere stato indicato dal settimanale di estrazione ciellina Il Sabato come “il capo della massoneria” e stigmatizzato come tale in diversi manifesti apparsi nell’università di Torino.
LE PREVISIONI SULLA CHIESA. Ma per tornare alla questione iniziale, ricordando oggi la conversazione con il mitico torinese e alla luce delle settimane che si preannunciano cruciali per il futuro dell’Italia, vien da chiedersi: come faceva Bobbio a prevedere i “guai” che poi si sono effettivamente dispiegati a seguito della discesa in politica del Cavaliere? Come faceva a sapere che la Chiesa, almeno in quella parte non ostile a Berlusconi, ne sarebbe stata direttamente investita? D’accordo, il direttore del quotidiano Fiat di cui Bobbio era editorialista aveva molte buone ragioni per stare dalla stessa parte politica che allora fu salvata dalle procure. Ma perché un filosofo teorico della laicità e tolleranza si mette ad adombrare, almeno in privato, fin dal 1994 e direi quasi fisicamente, il livore e l’intolleranza che la sinistra alla Ezio Mauro espliciteranno anni dopo al riguardo di un leader politico in tutta evidenza non portatore di una visione esclusivista e fanatica della società? Era davvero un pezzo clou di una qualche P1, come ha aveva scritto Il Sabato, colui che ci metteva in guardia da un ex iscritto alla P2? O era forse Bobbio un elemento apicale di quella consorteria da “Stato profondo” che è via via emersa in questo ventennio anche con l’incredibile torsione delle prerogative presidenziali in chiave di partigianeria politica?
I SENATORI A VITA. Di fatto la nottola dell'”egemonia gramsciana” che si conferma in questi giorni con la quartina di nuovi senatori a vita politicamente correttissimi nominati da Napolitano, inizia a volteggiare sul Quirinale con la salita al Colle di Oscar Luigi Scalfaro. Non dimentichiamo, eletto quando candidato al Qurinale sembrava fosse Andreotti, ma che l’omicidio Lima e poi le stragi Falcone e Borsellino, elimineranno dalla rosa e candideranno invece al processo di Palermo organizzato dal procuratore Giancarlo Caselli (altro torinese intimo di Bobbio).
Tale linea di torsione attiva delle prerogative del Colle prosegui poi con Ciampi, altro “grembiulino”, a detta di Giuliano Ferrara, che si fidanzò con la sinistra. Oggi, questa torsione che coincide con il rischio di eliminazione politica per via giudiziaria anche di Berlusconi è suggellata da un Presidente che ormai si sospetta abbia calcolato mosse bipartisan all’ombra di un’azione politica smaccatamente di parte (e i 4 senatori a vita sembrerebbero la plastica conferma). Anche questo processo di progressiva discesa in politica del Presidente della Repubblica era tra i “guai” previsti dal filosofo torinese? E c’entrano “poteri massonici” in tutto questo casino in cui siamo, come sostiene non Il Sabato che non c’è più, ma il ben in forma torinese Giuliano Ferrara?