Altro che imparziali. La Bce svela i conflitti di interesse delle agenzie di rating

Di Leone Grotti
25 Ottobre 2012
Moody's & co davano «giudizi più positivi alle banche grandi e a quelle istituzioni che più offrono occasioni di alimentare il business delle agenzie stesse». Così premiavano chi emetteva derivati.

Le valutazioni di Moody’s, Standard & Poor’s e Fitch non sono imparziali. Lo pensano in tanti, ma questa volta è stato dimostrato da uno studio scientifico pubblicato dalla Banca centrale europea. Il presidente della Bce Mario Draghi aveva affermato in passato: «Bisognerebbe imparare a vivere senza le agenzie di rating o quanto meno imparare a fare meno affidamento sui loro giudizi». Ora con uno studio la Bce spiega anche perché.

VOTI MIGLIORI ALLE GRANDI BANCHE. Come riporta  il Foglio  una ventina di economisti coordinati da Harald Hau, docente all’università di Ginevra, hanno pubblicato “Bank ratings, what determines their quality?”. Lo studio dimostra che “le agenzie di rating assegnano giudizi più positivi alle banche grandi e a quelle istituzioni che più offrono occasioni di alimentare il business delle agenzie stesse. Queste distorsioni competitive sono economicamente significative e contribuiscono a perpetuare l’esistenza di banche «troppo grandi per fallire»”. Questo, riassume il Foglio, «alimenta l’azzardo morale, cioè quella forma di opportunismo degli operatori finanziari che si assumono rischi sapendo in fondo di essere “coperti” dalle stesse agenzie e garantiti in ultima istanza dai soldi del contribuente».

PREMIATE LE BANCHE CHE EMETTEVANO DERIVATI. Come è stato condotto lo studio? «Gli economisti della Bce hanno raccolto i 38.753 “voti” dati dalle tre agenzie a quelle che in base al rating erano state, tra il gennaio del 19900 e il dicembre del 2011, le 369 migliori banche. Poi hanno confrontato questi dati con i primi 200 posti di una classifica di 1.189 soggetti emettitori di derivati: il 90 per cento di un mercato da 6.000 miliardi di dollari. È risultato che 53 istituti erano presenti in entrambe le liste, mentre degli altri 147 soggetti emettitori di derivati nessuno era una banca».

FAVORI A LEHMAN BROTHERS. Insomma, Moody’s e le altre agenzie hanno influenzato le aspettative degli investitori e comportato un abbassamento del costo di finanziamento. Inutile ricordare la valutazione positiva data dalle agenzie di rating a Lehman Brothers una settimana prima del suo fallimento. In fondo, basterebbe questo a dimostrare che le agenzie di rating «sono tutt’altro che dei paladini del mercato libero e concorrenziale».

@LeoneGrotti

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