«Credo che la vita su altri pianeti esista ma non ho prove». A dichiararlo davanti a tutti, durante un incontro promosso dalla Nasa con scienziati e teologi dal titolo “Prepararsi alla scoperta”, è stato padre Guy Consolmagno, sacerdote gesuita americano e presidente della fondazione che gestisce la Specola vaticana. Come astronomo, padre Consolmagno (foto in alto) ha dato il nome a un asteroide da lui scoperto e non vede nessuna contraddizione tra scienza e fede.
BATTEZZARE GLI ALIENI. «Sarei davvero eccitato [se esistesse la vita aliena] – continua in un’intervista all’Huffington Post – e questo mi permetterebbe di approfondire la comprensione della mia religione in modo molto più ricco». Sicuro che gli eventuali esseri senzienti «avrebbero un’anima» si è anche detto desideroso «di battezzarli, se lo volessero». Queste dichiarazioni non sono incredibili se si considera che padre Consolmagno è un importante scienziato e per lui «essere un buon scienziato significa ammettere di non avere mai la completa verità, c’è sempre molto da imparare».
RELIGIONE E SCIENZA. Essere un religioso cattolico non inficia affatto la sua attività di scienziato: «Il tipo di domande che poni come scienziato e il tipo di risposte che ottieni, con il tempo capisci che non fanno che portare a domande sempre più grandi. Le questioni più importanti sono religiose (…). Diciamo che la religione ti fornisce la cornice e la motivazione giusta per porre le domande scientifiche, ti rende fiducioso che la scienza funzionerà e ti spiega perché sei così eccitato quando maneggi una roccia che viene dallo spazio».
STELLA COMETA. Così, continua parlando al Catholic News Service, molte domande rivelano quesiti nascosti: «Quando la gente si chiede che cos’era davvero la stella di Betlemme non vuole forse sapere fino a che punto Dio interviene nell’universo? Se Dio ha fatto quella stella? Se Dio ordina le cose o se usa coincidenze divine?».
EXTRATERRESTRI E DIO. Tornando sulla possibilità di scoprire, prima o poi, l’esistenza della vita su altri pianeti afferma: «Penso che la gente rimarrebbe affascinata per circa tre giorni poi tornerebbe alle occupazioni di sempre. Questo è il modo in cui siamo fatti. E questo perché credo che la maggior parte della gente sia come me: si aspetta già che ci sia qualcuno là fuori. La nostra reazione quindi sarebbe: “Wow, grazie Dio. Era solo questione di tempo”. Una simile scoperta non fornirebbe però una prova dell’esistenza o della non esistenza di Dio ma influirebbe molto sul modo in cui concepiamo l’uomo e la storia della salvezza».