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Alberto Giacometti, l’anima del Novecento in mostra a Gallarate

Di Mariapia Bruno
22 Febbraio 2011
Al Maga di Gallarate una grande rassegna ci racconta il percorso creativo di Alberto Giacometti, uno delle più versatili icone del Novecento. Tante le opere esposte, grazie al lavoro di "riscoperta" del famoso critico d'arte Michael Peppiat

E’ una retrospettiva completa e per certi versi inedita quella che il Maga di Gallarate dedica, a partire dal 6 marzo fino al 5 giugno 2011, allo scultore e pittore svizzero Alberto Giacometti (1901 – 1966). Il percorso espositivo, composto da 95 opere tra dipinti, disegni e sculture provenienti da una collezione mai esposta in Europa nella sua completezza, ci racconta la poetica di questo grande maestro del Novecento che, nel corso della sua carriera, subì l’influsso di diverse esperienze culturali, dagli spunti surrealisti che caratterizzano i suoi primi lavori, alle problematiche esistenzialiste che influenzarono le sue opere più “riflessive” del suo periodo più maturo. La mostra è curata dal critico e storico dell’arte Michael Peppiat, già autore del volume “In Giacometti’s Studio” che accompagnava una importante mostra presso la galleria Eykyn Mclean di New York, a cui gli eredi dell’artista hanno permesso di esaminare la loro collezione, pubblicare un nuovo libro e procedere a una nuova catalogazione delle opere. Lo stesso Peppiat afferma che si tratta di «un materiale che getta nuova luce sul modo di lavorare di Giacometti, “afflitto” da una specie di compulsione al bozzetto. Tanto da schizzare sulla prima pagina di France Soir (quotidiano nazionale d’attualità francese) dei nudi di Christine Keeler, la showgirl che fece tremare l’establishment britannico degli anni Sessanta quando venne riconosciuta come l’amante del Tory John Profumo. Il quotidiano, datato 1963, portava in prima pagina un articolo sul piccante affair. Corrispondenza che, evidentemente, ispirò l’artista svizzero solleticando il suo bisogno di disegnare».

 

«C’e qualcosa di intimo in questi lavori – continua il critico – mi hanno permesso di spaziare fa 300 disegni, ed ero commosso. Sentivo quasi la presenza di Giacometti, come se i suoi schizzi stessero cadendo direttamente dalle sue mani». Oltre a una vasta sezione di suggestivi disegni e di schizzi, l’esposizione presenta anche 49 belle sculture – che in genere hanno come soggetto i membri della famiglia del pittore: il padre (il pittore post impressionista Giovanni Giacometti), la madre, la sorella Ottilia e il fratello Diego – tra cui spiccano la “Tete de Diego, col roulé” del 1947-51, “Figura” del 1956 e la “Grande Femme” del 1959-60 (le ultime due sono un prestito della Gnam di Roma). Tra le altre sculture degne di una citazione vi sono un “Homme qui marche”, alcune di teste di “Lotar”, una “Femme de Venise” e diversi busti della moglie Annette. La mostra, il cui allestimento è curato da Maurizio Sabatini, lo scenografo che lavora con Giuseppe Tornatore, si chiude con una ricca sezione documentaristica composta da una serie di immagini che ritraggono l’artista al lavoro e che raccontano le sue artistiche e letterarie frequentazioni e che gettano una luce sulla sua interessante personalità.

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