«Circola una lista con i nomi di noi cristiani in Afghanistan. Abbiamo paura»
Pubblichiamo la testimonianza di Saad e Fatimah. I coniugi cristiani, che vivono tuttora in Afghanistan mantenendo segreta la loro fede, raccontano la situazione nel paese dopo il ritorno al potere dei talebani. Per ragioni di sicurezza, i nomi sono stati cambiati e non è possibile rivelare dove abitano. La testimonianza è stata raccolta da Porte Aperte/Open Doors.
«La realtà dei cristiani in Afghanistan»
La prima cosa da sapere sull’Afghanistan è che quanto sta succedendo non è nulla di nuovo. Certo, è la prima volta che succede in 20 anni. I soldati nella capitale possono essere cambiati, ma la minaccia non è nuova. C’era pericolo, ora ce n’è di più. Ci conviviamo da molto tempo. E a maggior ragione, il dolore di vivere per Gesù e rischiare tutto per seguirlo non è nulla di nuovo. Non lo è per me, come non lo era per i miei nonni, che vivevano per Lui e Lo seguivano.
Questa è la realtà per i cristiani afghani, da oltre 40 anni. Prima sotto i talebani, poi sotto il governo afghano supportato dagli americani, prima che i talebani riprendessero il controllo il mese scorso. L’Afghanistan è sempre stato un luogo pericoloso per i cristiani. Seguire Gesù apertamente è impossibile. Ora le cose sono peggiorate. È peggio di prima, ma non è nulla di nuovo. Quando i talebani hanno preso il controllo, si è realizzato ciò che temevamo. Non potete capirlo come me. Non so spiegarlo a parole. Ci convivo da quando sono piccolo.
«Avevamo paura, abbiamo paura»
Vent’anni fa, una notte, un uomo ha osato credere che la libertà fosse arrivata per restare e ha acceso il suo stereo. Poi un altro. Poi un altro. E poi un altro ancora. In poco tempo le strade si sono riempite di musica e si sentivano risate e canti. La notte in cui i talebani hanno preso il potere, è come se avessi sentito qualcuno entrare nei miei ricordi per cercare di estirparli e farmi paura.
Nella stanza accanto, mia moglie è entrata in travaglio ed è nata una bimba. Una bimba in una famiglia cristiana, in quella fatidica notte. Mio padre ha letto il Salmo 20 per la piccola e per mia moglie, dall’altra parte della tenda, dove gli uomini erano raggruppati. Avevamo paura. Abbiamo paura. In questo paese la vita non è mai stata facile per i cristiani, ma ora è peggio.
«Circola una lista con i nostri nomi»
Ci chiamiamo per chiederci del mal di testa, del dolore alla spalla, di ferite e vecchi problemi di salute, per rimanere in contatto. Per ora è tutto ciò che possiamo chiedere. Circolava una lista con i nostri nomi. Alcuni sono stati uccisi. Altri sono stati rapiti, altri ancora scomparsi. Sembra il giorno dopo un’enorme, catastrofica esplosione. Le luci si sono spente. La festa iniziata una notte di quasi 20 anni fa è terminata e la musica è stata sostituita da urla, spari e anche dal silenzio. Il suono del nulla.
Foto Ansa
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