“Adulta” non è una fede che segue le mode, ma resta radicata nell’amicizia con Cristo

Di Piero Gheddo
16 Novembre 2012
«Recentemente ad un incontro mi hanno detto: "Voi missionari imponete una verità che non esiste"». Ecco la risposta di padre Piero Gheddo del Pime.

di padre Piero Gheddo del Pime, tratto da MissiOnLine – Il 4 ottobre scorso ho tenuto una conferenza sui cristiani perseguitati in Nigeria nella Sala Filarmonica di Rovereto, cittadina del Trentino che ha una speciale relazione con la Chiesa in Nigeria. Un ascoltatore obietta: “Lei dice che i missionari portano la verità di Cristo e a volte muoiono martiri. Ma nel mondo moderno non esiste una verità assoluta, esiste la dialettica. Ciascuno dice quel che pensa e rispetta gli altri, non può imporre ad altri una verità che non esiste. Ma voi missionari fate proprio questo”.

Nel nostro mondo secolarizzato e laicizzato, credo che questa mentalità sia abbastanza diffusa. Rispondo che se non esiste una Verità assoluta, ma tutto è relativo e cambia con i tempi, non c’è nemmeno Dio, che non può cambiare parere ad ogni generazione umana che passa; se non c’è Dio, non c’è nemmeno una legge morale ma ciascuno si fa la sua morale, secondo le proprie idee e tendenze; infine, nei battezzati che hanno perso il senso della loro fede, non esiste più nemmeno la fede in Gesù Cristo Figlio di Dio, la “salda roccia” del Vangelo sulla quale costruire la nostra vita.

Tuttavia, tenendo incontri e conferenze anche in ambienti laici, non raramente mi capita di ascoltare domande, obiezioni, pareri che mettono in dubbio la missione universale della Chiesa. La stessa proposta della fede in Cristo è vista come un attentato alla libertà altrui.

L’individualismo radicale che trionfa nella cultura moderna (conta l’individuo, non la famiglia, il bene pubblico) porta a questa visione della libertà umana ed è una delle espressioni “di quel relativismo che, non riconoscendo nulla come definitivo, lascia come ultima misura solo il proprio io con le sue voglie, e sotto l’apparenza della libertà diventa per ciascuno una prigione”, come ha detto Benedetto XVI in un discorso alla diocesi di Roma del 6 giugno 2005.

E Giovanni Paolo II, nella sua enciclica “Fides et Ratio” (1999, n. 5) scriveva: “Nelle diverse forme di agnosticismo e relativismo presenti nel pensiero contemporaneo, la legittima pluralità di posizioni ha ceduto il posto ad un indifferenziato pluralismo, fondato sull’assunto che tutte le posizioni si equivalgono: è questo uno dei sintomi più diffusi della sfiducia nella verità che è dato verificare nel contesto contemporaneo”.

Ho citato gli ultimi due Pontefici per sottolineare la caratteristica più provocatoria dell’Anno della Fede che stiamo vivendo (11 ottobre 2012 – Festa di Cristo Re 2013): la lotta contro il “relativismo”, che rappresenta la morte della fede e della missione alle genti. E’ una lotta che ciascun credente deve combattere nella propria coscienza prima ancora che nella società.

E’ facile infatti che, vivendo in una società come quella attuale, dove in fondo ciascuno fa quello che vuole, con l’unico pericolo di essere beccato nel trasgredire le leggi e pagare la pena in multe, processi e condanne (e magari anche anni di carcere!), si formi anche nel credente una mentalità che a poco a poco scivola verso la deriva del relativismo. Quante volte sentiamo espressioni significative come queste: Fanno tutti così… In fondo, cosa c’è di male?… Ho la mia coscienza, non ho bisogno della Chiesa… Sono un cattolico adulto, non un bigotto…

L’Anno della Fede è anzitutto un appello ad interrogarci sulla nostra fede, sul nostro modo di essere discepoli di Cristo, convinti che la fede può essere un lucignolo fumigante e vacillante e può diventare il sole di mezzogiorno che illumina, riscalda, rende gioiosa la vita e quindi si trasmette facilmente agli altri.

Il Sinodo episcopale in Vaticano del 7-28 ottobre 2012 era intitolato “La Nuova Evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana”, che è un impegno di tutta la Chiesa e di tutti i credenti in Cristo. Ma per questo occorre che la fede sia vissuta in pienezza e porti ad una vita cristiana autentica che testimonia la verità di Cristo. I primi missionari della fede sono tutti i battezzati che, vivendo la vita nel mondo ma senza essere del mondo, mostrano in concreto come la fede vissuta nella stessa situazione di tutti è fonte di serenità, di gioia e di speranza, dà una marcia in più nella vita.

Tutto parte dal ricupero di una fede convinta, che sconfigge il relativismo: lo diceva il card. Ratzinger pochi giorni prima di diventare Papa Benedetto XVI, nella “Missa pro eligendo Pontifice” del 18 aprile 2005, quasi un anticipo di quello che avrebbe caratterizzato il suo Pontificato: “Avere una fede chiara, secondo il Credo della Chiesa, viene spesso etichettato come fondamentalismo. Mentre il relativismo, cioè il lasciarsi portare qua e là da qualsiasi vento di dottrina, appare come l’unico atteggiamento all’altezza dei tempi odierni.

Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie. Noi, invece, abbiamo un’altra misura: il Figlio di Dio, il vero uomo. È lui la misura del vero umanesimo. ‘Adulta’ non è una fede che segue le onde della moda e l’ultima novità; adulta e matura è una fede profondamente radicata nell’amicizia con Cristo”.

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5 commenti

  1. Enrico

    Si sentono così adulti che non si accogono di essere nati domani.
    “Non conformatevi alla mentalità di questo mondo ma trasformatevi rinnovando la vostra mente”.
    I cristiani saranno spesso inadeguati ma loro sono dei pivelli.

  2. Carlo

    Se ben ricordo la distinzione tra cattolici “adulti” e non è incominciata quando Prodi andò a votare al referendum per abolire la legge 40 disattendendo alle indicazioni della chiesa che, tramite il card. Ruini, aveva invitato i cattolici all’astensione. La legge non fu abrogata perchè non fu raggiunto il quorum (com’era facilmente prevedibile) e la chiesa, con la solita ineffabile ipocrisia, fece passare la conferma della legge come come un sostegno di massa alla legge dovuto alle profonde radici cristiane del popolo italiano, quando invece tutti sanno che non è affatto così.
    La distinzione tra cattolici “adulti” e “bambini” (come poi hanno incominciato orgogliosamente a proclamarsi alcuni opinionisti del tradizionalismo) è dunque solo ed esclusivamente ideologica e serviva allora per tirare le orecchie al non allineato Prodi, che poi sarebbe stato definitivamente affondato dopo la proposta dei PACS. Tant’è vero che quando si parla di cattolici adulti saltano sempre fuori i soliti nomi: Prodi, la Bindi, il car. Martini e altri bollati immediatamente come cattocomunisti quando in realtà non lo sono mai stati.
    Insistere ancora su tale distinzione non può che lacerare ulteriormente il mondo cattolico, che è uscito a pezzi dall’appoggio che la gerarchia ha dato a Berlusconi e nel cui contesto si colloca la citata distinzione.
    Sarebbe ora di accettare il fatto che un politico cattolico non può ignorare problematiche che riguardano anche chi cattolico non è. Questa sarebbe la vera laicità. Finchè Bagnasco pretenderà di dettare l’agenda del governo mi sa che i cattolici diventeranno sempre più “adulti”.

    1. Charlie

      La vera laicità non può andare a discapito della verità.
      Un politico che faccia solo il mediatore tra opinioni popolari diverse sarebbe solo un mezzano.
      Figuriamoci un politico che voglia definirsi cattolico !

      Oggi, si sa, è di moda definirsi così per prendere voti – il serbatoio cattolico è grande -, introducendo però mille distinzioni su temi etici e non.

      Chissà perché, però, non c’è mai il caso inverso nella sinistra.
      Se su certi temi scottanti uno di loro introduce dei distinguo, scatta subito l’accusa di neo-fascista o di fascista tout-court e viene emarginato od espulso.

      Cattolici per il PD va bene.
      Pdiellini per il cattolicesimo non possono esistere !
      E poi si parla di dogmatismo clericale !

      Giustamente il Magistero della Chiesa ha dato l’appoggio a chi non era in contrasto in linea di principio sui ” valori non negoziabili “, cioè il PDL.
      Perché come Bersani ha tutto il diritto di indicare al governo quali sono le priorità – tra le quali quei valori non ci sono -, così ce l’ha anche il card. Bagnasco, che parlava a nome dei cattolici veri – né adulti, né bambini, né catto-comunisti -, che sono quelli che seguono le indicazioni del Magistero cattolico senza se e senza ma.

      P.S:

      Fu Prodi il primo a tira fuori l’orgoglio sulfureo di ” cattolico adulto ” .
      Da cui la rimbeccata di ” cattolico bambino “, coniata sul detto di Gesù:
      ” Se non diventerete come bambini, non entrerete nel Regno dei Cieli “.
      Rimbeccata angelicamente orgogliosa, perché l’orgoglio non è appannaggio esclusivo di ” Mortadella ” e dei suoi seguaci, ma anche dei seguaci di Gesù, di cui il Papa è l’unico tutelare del copyright.

    2. paolo delfini

      Rispetto profondamente le opinioni del lettore Carlo, io sono catttolico,ne’ adulto, ne bambino ne’ adolescente e sono contrario sia a Prodi che a Berlusconi, che alcune sfumature a parte, appartengono alla stessa scuola di pensiero.Padre Gheddo ha fatto pero’delle riflessioni interessantissime che vanno meditate con attenzione e che vanno ben oltre le sterili questioni legate alle contrapposizioni tra schieramenti politici o tra cattolici di “destra” e di “sinistra”, dato che questi due termini hanno perso ogni vero significato, e quindi un giudizio di Padre Gheddo mi e’ molto piu’ prezioso di quello di Berlusconi,Bersani, Renzi e dei leaders dei vari schieramenti, di “destra” o di “sinistra”.Grazie alla redazione per l’articolo.

      1. Charlie

        Non volevo immiserire le considerazioni di padre Gheddo con sterili questioni di contrapposizione politica, ma sviluppare un corollario dalla sua tesi contro il relativismo, che mi serviva per rispondere al commento del sig. Carlo.

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