Perché in Germania cresce la destra antisistema

Di Rodolfo Casadei
28 Giugno 2023
Dietro alla storica vittoria in Turingia dell'AfD ci sono il malcontento per le politiche energetiche ultrambientaliste del governo e le divisioni nella Cdu. Così il partito di Alice Weidel e Tino Chrupalla si è ritagliato uno spazio sempre maggiore
AfD Germania
Una bandiera tedesca con la scritta "Noi siamo il popolo" a una manifestazione dell'AfD lo scorso autunno (foto Ansa)

La costante ascesa nei sondaggi di Alternative für Deutschland (AfD), il partito di estrema destra antisistema tedesco, è culminata domenica scorsa nella conquista del landrat (l’equivalente di un consiglio provinciale italiano) di Sonneberg in Turingia, che diventa così la prima istituzione nella storia della Germania a essere amministrata dall’AfD. Al ballottaggio il suo esponente Robert Sesselmann ha sconfitto il cristiano-democratico Jürgen Köpper col 52,8 per cento delle preferenze. Entrambi i candidati appartengono a partiti (Afd e Cdu) che a livello nazionale stanno all’opposizione della coalizione socialdemocratico-verde-liberale (Spd-Grünen-Fdp, detta anche “coalizione semaforo” per i colori rappresentativi dei tre partiti) che dal 2021 governa la Germania, ma i partiti governativi avevano dato ai loro simpatizzanti un’indicazione di voto a favore di Köpper, allo scopo di tenere lontano dalle leve del potere il partito di estrema destra fondato dieci anni fa e sospettato di simpatie neonaziste.

Così l’AfD ha vinto a Sonneberg

La santa alleanza non ha portato fortuna al candidato cristiano-democratico, che nel panorama politico tedesco figura come esponente conservatore, e ha invece finito per accrescere il rilievo della vittoria di Sesselmann, alla cui campagna elettorale ha offerto il destro. In uno spot la presidente del partito Alice Weidel esortava gli elettori: «Scrivete la storia e votate Robert Sesselmann, il primo Landrat dell’AfD».

Il distretto di Sonneberg ha appena 57 mila abitanti, e si trova in una regione della Germania dove sin dal suo apparire l’AfD ha ottenuto risultati lusinghieri; il fatto però che il fronte dei quattro partiti tedeschi che hanno più seggi nel parlamento nazionale non sia riuscito a sconfiggere il candidato di quello che attualmente è solo il quinto e che alle elezioni del 2021 non era andato al di là di un modesto 10,3 per cento su base nazionale, suona un campanello di allarme sia per la compagine di governo socialdemocratico-verde-liberale che per l’opposizione “ufficiale” rappresentata dalla Cdu.

Le politiche di Verdi e liberali non piacciono più

Secondo i sondaggi più recenti negli ultimi due anni l’Afd ha scalato tre posizioni nelle intenzioni di voto dell’elettorato tedesco, passando da quinto a secondo partito più gettonato, con una forchetta di consensi che sta fra il 19 e il 20 per cento. Solo la Cdu ne raccoglie di più, ma senza andare al di là del 27-28 per cento. Sprofondano i partiti di governo: la socialdemocratica Spd scende dal 25,7 per cento dei voti alle politiche del 2021 a poco più del 19 per cento delle intenzioni di voto, i Verdi sono stazionari a cavallo fra il 14 e il 15 per cento, i liberali della Fdp appaiono quasi dimezzati passando dall’11,5 al 6,5 per cento. Secondo un sondaggio della Ard, la principale rete televisiva pubblica tedesca, soltanto il 20 per cento degli elettori tedeschi approva l’operato del governo.

A fare problema sono soprattutto le politiche energetiche ultrambientaliste del governo e i continui scontri fra Verdi e liberali sulle politiche energetiche e sull’entità del bilancio del governo. A Olaf Scholz che definiva gli elettori dell’AfD “gente di cattivo umore”, la presidente del partito Weidel ha risposto: «Gli elettori non hanno voglia di ridere perché il governo assomiglia a una troupe teatrale che ogni giorno si esibisce in un triste spettacolo di cabaret politico».

Lo scarso appeal della Cdu

 Invece lo scarso appeal della Cdu dipenderebbe dagli scontri all’interno del partito fra la linea dell’attuale segretario Friedrich Merz e quella del suo avversario per la guida del partito, Hendrik Wüst, primo ministro del land della Renania Settentrionale-Vestfalia, il più popoloso del paese con quasi 18 milioni di abitanti. Quest’ultimo ha dato il via a una campagna mediatica fatta di editoriali sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung e su giornali locali, interventi ai meeting regionali della Cdu e attivismo sui social che ha causato una reazione poco ortodossa da parte di Merz. Costui ha dichiarato che l’insoddisfazione nei confronti del governo regionale guidato dal suo compagno di partito è «grande quasi come quella nei confronti del governo federale. Se ci fossero elezioni regionali nella Renania Settentrionale-Vestfalia, l’AfD avrebbe un risultato molto vicino a quello che otterrebbe a livello nazionale».

A Merz i sostenitori di  Wüst rimproverano di avere spostato a destra l’asse del partito per recuperare voti in uscita verso l’AfD, facendo propri alcuni dei cavalli di battaglia di quel partito (le politiche migratorie lassiste, le politiche ambientaliste troppo costose per la classe media e per i meno abbienti, l’ostilità al linguaggio improntato all’ideologia gender), senza per altro riuscire nell’intento. Le loro dichiarazioni non sono meno urticanti (e un po’ stravaganti, trattandosi di un partito che si professa democratico-cristiano) di quelle di Merz. Ha dichiarato al Financial Times un anonimo deputato Cdu: «Non stiamo nemmeno provando a riprendere il contatto coi giovani, coi ceti urbani, con le donne. Ci rivolgiamo ai settantenni che vivono nelle aree rurali e che vanno a Messa tutte le domeniche. Questa non è una strategia di crescita».

Le posizioni filorusse dell’AfD

La strategia di crescita dell’AfD invece appare centrata esattamente sui temi che Merz sta cercando di fare propri, ai quali si aggiunge la contrarietà alle sanzioni economiche alla Russia, in particolare quelle che impediscono alla Germania di acquistare gas da Mosca. Il partito di Alice Weidel e Tino Chrupalla non è l’unico del panorama tedesco ad avere avuto rapporti speciali con la Russia, ma è il solo che formula dichiarazioni ambigue sulla guerra e insiste sull’abrogazione delle sanzioni nei confronti di Mosca (punto presente già nel programma elettorale del 2017). Di fatto si presenta come l’unico partito tedesco favorevole alla pace e contrario alle politiche antirusse e guerrafondaie del governo.

Alcuni suoi esponenti sono apparsi nei talk show televisivi di Rossiya 1, l’emittente russa dove opera il noto giornalista pro-Putin Vladimir Solov’ëv, esponendo critiche nei confronti delle politiche americane nei riguardi della Russia e dell’Ucraina. Recentemente in un programma serale dell’Ard dove era chiamato a dibattere con un esponente dell’Fdp, Tino Chrupalla ha affermato che l’Ucraina «emergerà sconfitta da questa guerra, come anche la Russia! Ci sarà ancora un solo vincitore, e questi saranno gli Stati Uniti (…) il nostro obiettivo dovrebbe essere una disponibilità a dialogare così che entrambe le parti non perdano la faccia. (…) quanto prima la guerra finisse, anche con la cessione di territori, sarebbe un giorno felice».

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