Una rete per fermare la denatalità

Di Redazione
23 Novembre 2023
Presentato in Senato "Adamo", il progetto di Plasmon con Chicco e Edenred per coinvolgere imprese e istituzioni che cercano buone pratiche aziendali per frenare la crisi demografica
Denatalità Natalità Roccella

«Il numero 400.249 può essere grande o piccolo a seconda dei contesti», scriveva Annalisa Teggi su Tempi di novembre, «è allarmante quando esprime i nuovi nati nel 2021, il 25 per cento in meno rispetto a dieci anni fa. Eppure l’inverno demografico rischia di ridursi a voce didascalica di cronaca d’attualità, mentre è un’emergenza dall’impatto critico su ogni ambito sociale. Occorre, allora, partire dal rumore di un pianto». Il pianto è quello di Adamo, immaginario ultimo bambino nato in Italia nel 2050 e protagonista di una campagna lanciata da Plasmon a inizio anno per sensibilizzare opinione pubblica, politica e aziende sulla crisi demografica che da decenni colpisce il nostro paese.

Lo scorso 19 aprile Tempi ha organizzato a Roma un convegno per mettere a tema il ruolo che le aziende, con politiche di welfare mirate a supportare la genitorialità, posso fare per invertire il trend della denatalità. Fu l’occasione, quella, di far parlare aziende attente al tema con esperti e istituzioni – ospite dell’incontro la ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari opportunità Eugenia Roccella. Lì fu annunciato ufficialmente l’ingresso di Edenred Italia nel Progetto Adamo, poco dopo che Chicco aveva fatto lo stesso.

Adamo, una rete per fermare la denatalità

Il progetto Adamo nel frattempo è diventato movimento, rete (con il coinvolgimento del partner tecnico Variazioni), come spiegato ieri dagli stessi promotori nel corso di una conferenza stampa a Palazzo Madama promossa dal vicepresidente del Senato Gian Marco Centinaio dal titolo: “Denatalità: dall’analisi del contesto alle azioni”. L’obiettivo è quello coinvolgere «imprese, organizzazioni, cittadini e istituzioni che vogliono contribuire a invertire il trend demografico supportando i genitori e la vita familiare nel luogo di lavoro».

Il punto di partenza degli interventi è stata un’analisi, naturalmente: «Come emerge dalla ricerca “Figli: una ricchezza onerosa”, commissionata da Plasmon e condotta da Community Research & Analysis, gli italiani vivono il contesto attuale come altamente incerto (54 per cento) e problematico, una situazione che li porta ad avere timore per il futuro (37 per cento). Nonostante lo scenario economico non incoraggiante, dall’indagine emerge come il 34 per cento delle famiglie con un bambino vorrebbe avere altri figli. Tuttavia, le difficoltà di carattere economico (aumento del costo della vita e stipendi bassi), lavorativo (precarizzazione del lavoro e, per le donne, paura di perdere il posto), e organizzativo (carenza di servizi diffusi e accessibili a tutti), rappresentano un serio ostacolo alla realizzazione di questo progetto».

La denatalità e la legge di Bilancio

Detto questo, e detto che i numeri sono sempre più drammatici – nel primo sesestre del 2023 sono nati ancora meno bambini del primo semestre del 2022 – bisogna passare all’azione: non c’è più nessuno che non ammetta che quello del calo demografico è un problema epocale, ma non basta, come ha osservato Gigi De Palo, Presidente della Fondazione per la Natalità, collegatosi durante l’evento: «Siamo tutti convocati». Il vicepresidente del Senato Centinaio ha sottolineato che «la crisi demografica comporterà enormi difficoltà sul piano sociale ed economico, ma anche su quello politico e culturale», aggiungendo che «governo ha deciso di considerarla una priorità e la Legge di Bilancio in discussione prevede importanti misure in tal senso. Si poteva fare di più? Forse sì, ma si poteva fare di meno, come in passato».

Ma se la politica fatica a trovare i soldi, e prova almeno a dare un segnale, le aziende offrono un grande aiuto. I quattro relatori (Luigi Cimmino Caserta – Responsabile Affari istituzionali di Kraft Heinz (Plasmon), Marie-Caroline Baron – Responsabile Risorse Umane Kraft Heinz (Plasmon), Corrado Colombo – Commercial Vice President Europe del gruppo Artsana (Chicco), e Simona Finazzo – Public Affairs Director di Edenred Italia) hanno raccontato le buone partiche di welfare che le loro aziende hanno implementato per mettere nelle migliori condizioni possibili i dipendenti che vogliono diventare genitori: congedo parentale di otto settimane retribuito al 100% per il secondo genitore, asilo nido aziendale, misure di welfare innovative, aiuti economici per l’educazione e l’attività dei figli sono alcune delle misure già messe in atto dalle aziende e portate all’attenzione del governo, in questi giorni impegnato nell’approvazione della Legge di Bilancio.

Il “peso” di diventare genitori

«Il sostegno alla genitorialità sul posto di lavoro è un primo, fondamentale passo per portare le best practice aziendali all’interno delle linee guida promosse dalle Istituzioni», hanno scritto le tre aziende nel comunicato. «Invertire il preoccupante trend di calo delle nascite nel nostro Paese è una sfida epocale che non potrà essere affrontata con successo senza il contributo delle tante altre imprese italiane che possono definirsi ‘responsabili’ verso il tessuto sociale in cui operano. Ed è per questo, quindi, che a esse rivolgiamo l’invito formale ad aderire al movimento Adamo». Ci sono «carenze strutturali e culturali» dietro al calo della natalità, ha sottolineato Colombo di Artsana (Chicco), «oggi gli stessi genitori ci dicono che è più difficile essere genitori. Bisogna alleggerire la vita delle famiglie lavorando sul peso economico e logistico ma anche su quello emotivo».

Chi vorrebbe diventare genitore sente una pressione, ambisce a una perfezione impossibile da raggiungere, quindi va in affanno e rinuncia. Il lavoro che un’azienda può fare è accompagnare chi ha questo desiderio sotto tutti gli aspetti, non lasciarlo solo. L’Osservatorio di Edenred Italia registra il fatto che chi ha “propensione alla genitorialità” è spesso occupato. C’è un target a cui puntare, oltre ai discorsi. In attesa che la politica faccia di più: «È il momento di osare», ha detto De Palo, «l’Italia si faccia portavoce in Europa di una richiesta fondamentale, affinché nella legge di bilancio si possa andare in deficit sulle misure per la natalità: non sono un costo, ma un investimento».

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