Regione Lombardia in collaborazione Expo, con la Fondazione Tempi e altre associazioni ha indetto per sabato 17 gennaio un convegno sul tema “Difendere la famiglia per difendere la comunità”. Oggi, intervistato da Repubblica, il commissario unico di Expo Giuseppe Sala ha preso le distanze e dichiarato: «Mai più loghi a convegni omofobi». Riceviamo e volentieri pubblichiamo la lettera con cui Raffaele Cattaneo, presidente del Consiglio regionale della Lombardia, è intervenuto alla conferenza stampa di presentazione del convegno (al quale per altro lo stesso Cattaneo parteciperà).
Sono dispiaciuto di non poter prendere parte quest’oggi alla conferenza stampa di presentazione del convegno “Difendere la famiglia per difendere la comunità”, che si terrà sabato 17 gennaio, con la partecipazione di illustri rappresentanti del mondo delle associazioni, della stampa e all’intemo del quale anche io, su vostro invito, avrò il piacere di intervenire.
In questo momento sono in volo per New Orleans, dove sono stato invitato ad un incontro della Conferenza nazionale delle Assemblee legislative degli Stati americani nell’anno in cui il Consiglio regionale della Lombardia guida per la prima volta la Conferenza dei Presidenti delle Assemblee legislative regionali europee (Calre).
Ci tengo a intervenire, comunque, attraverso questo messaggio scritto, per esprimere il mio personale apprezzamento per questa iniziativa. Sostengo questo incontro per due semplici ragioni: perché il convegno tocca un tema, quello della famiglia, che mi sta particolarmente a cuore perché centrale per il futuro della nostra società e per la tenuta della nostra convivenza civile; inoltre perché credo che le polemiche che si sono scatenate in questi giorni siano figlie di una lettura superficiale e che valga la pena approfondire meglio l’oggetto di cui si sta dibattendo.
Innanzitutto, non si tratta di un convegno organizzato “da qualcuno contro qualcun altro”, ma di una seria occasione di dibattito che parte da un’idea molto chiara: la famiglia «è il nucleo naturale
e fondamentale della società e ha diritto ad essere protetta dalla società e dallo Stato», come recita la laicissima Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, ed è la «società naturale fondata sul matrimonio», come recita la nostra Costituzione. Princìpi molto chiari nelle dichiarazioni teoriche, ma certo meno praticati nei fatti. Non è, quindi, inutile né scontato capire in questo momento quali possano essere le misure che la politica può attuare per sostenerla, proteggerla, incentivarla.
Perché, quindi, tanta virulenta aggressività nei confronti di questo convegno? Perché si vuole censurare un appassionato confronto liquidando come omofobi i sostenitori della famiglia, nell’epoca in cui si rivendica fortemente il “libero giudizio critico” del pensiero? Viene talvolta il dubbio che qualcuno voglia sostituire alla odiosa omofobia – dalla quale mi dissocio nel modo più fermo e convinto – una altrettanto odiosa e inaccettabile familiofobia. Soprattutto chi si dichiara laico e tollerante dovrebbe opporsi con forza a queste semplificazioni.
Abbiamo bisogno, infatti, di un dibattito e di un confronto aperto a tutte le posizioni, che riconosca la dignità di tutti a contribuire alla ricerca e alla costruzione del bene comune anche attraverso le necessarie mediazioni proprie della politica correttamente intesa. Ma immaginare o addirittura affermare esplicitamente che chi sostiene la famiglia sia necessariamente omofobo o viceversa mi sembra una clamorosa sciocchezza, da stigmatizzare con forza. La richiesta di poter dire liberamente e laicamente come la si pensa sul concetto di famiglia e di unione tra uomo e donna è una libertà deve essere riconosciuta e difesa in qualsiasi società moderna che si regga sul confronto civile.