È bella la gara di solidarietà italiana verso i pochi – rispetto ai tanti che avrebbero voluto – riusciti a sfuggire al ripristinato paradiso islamoafghano. Ma è singolare come in Italia coesistano lo sforzo di accoglienza dei profughi afghani, e – nelle medesime ore – l’accelerazione della morte a richiesta. Per quest’ultima la gara è fra chi arriva prima. Lo start lo ha dato due anni or sono la Corte costituzionale, con la sentenza numero 242/2019. Intervenendo sull’articolo 580 del codice penale, che punisce l’istigazione e l’aiuto al suicidio, essa, dopo aver inutilmente interpellato un Parlamento rimasto inerte, ha stabilito le condizioni di non punibilità per le condotte di aiuto al suicidio: chi aiuta altri a togliere la vita commette oggettivamente un reato, ma poi va esente da responsabilità se il giudice valuta che il paziente «sia affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che reputa intollera...
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