Abusi, Pell. La prossima settimana comincia il processo di appello
La prossima settimana cominciano le prime fasi del processo di appello del cardinale George Pell. L’ex arcivescovo di Sidney e prefetto della Segreteria vaticana per l’Economia è stato condannato a dicembre a sei anni e mezzo di carcere per abusi sessuali su minorenni. Si trova attualmente in prigione a Melbourne, in isolamento.
SI COMINCIA MERCOLEDÌ
Mercoledì e giovedì tre giudici dovranno innanzitutto decidere se accettare o meno il ricorso in appello di Pell. Se, come si crede, la decisione sarà positiva, il processo comincerà nel giro di due giorni. Gli avvocati della difesa hanno chiesto che la sentenza di primo grado venga ribaltata su tre basi. Non hanno chiesto che la pena carceraria venga ridotta e hanno confermato che, se sarà ancora riconosciuto colpevole, non cercheranno di ottenere sconti.
I TRE ARGOMENTI DELLA DIFESA
Come spiega il Guardian, i legali di Pell argomenteranno innanzitutto che la sentenza è «irragionevole». La giuria che ha condannato il cardinale, infatti, «non può essere stata soddisfatta oltre ogni ragionevole dubbio basandosi solo sulla singola testimonianza di un querelante contro “le prove discolpanti e non smentite” fornite da oltre 20 testimoni».
La difesa spiegherà anche che il giudice Peter Kidd, che ha emesso la sentenza dopo la decisione delle giuria, pur senza mai sostenere di essere d’accordo con il verdetto, ha sbagliato a non permettere ai legali di Pell di mostrare una infografica che avrebbe dimostrato l’impossibilità che il reato sia stato commesso.
DALL’ASSOLUZIONE AL NUOVO PROCESSO
Infine, gli avvocati del cardinale insisteranno su una «irregolarità fondamentale» avvenuta durante il processo, dal momento che a Pell non è stato chiesto davanti alla giuria se volesse dichiararsi colpevole o non colpevole. Se, spiega il Guardian, la prima argomentazione sarà ritenuta valida dai tre giudici di appello, la sentenza sarà ribaltata e Pell sarà rilasciato. Negli altri due casi, invece, potrebbe essere ordinata l’istruzione di un nuovo processo.
Foto Ansa
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