
La Germania non scherza più

Per la prima volta dalla fine della Seconda Guerra mondiale, la Germania ha inaugurato ufficialmente il dispiegamento permanente di truppe al di fuori dei confini nazionali. La 45ma brigata dell’esercito tedesco è stata stanziata in Lituania per proteggere il confine orientale della Nato da eventuali minacce poste dalla Russia in seguito a un accordo bilaterale e al di fuori della cornice dell’Alleanza Atlantica.
Cinquemila soldati tedeschi in Lituania
L’invasione dell’Ucraina del 2022 da parte di Mosca ha spinto Berlino a prendere decisioni inedite una dopo l’altra. Prima la Zeitenwende annunciata dall’ex cancelliere socialdemocratico Olaf Scholz nel 2022, che ha messo sul piatto 100 miliardi per modernizzare l’esercito tedesco, poi il monumentale piano di riarmo fatto approvare dall’attuale leader tedesco Friedrich Merz ancora prima di essere eletto cancelliere, mandando in soffitta la stagione del rigore fiscale, con l’obiettivo esplicito di trasformare la Bundeswehr nel «più forte esercito convenzionale d’Europa».
Ora la decisione di stanziare in Lituania, a Rudnikai e Rukla, 4.800 soldati tedeschi e 200 civili. Durante l’inaugurazione del contingente, giovedì scorso, Merz ha dichiarato che «difenderemo la libertà dell’Europa da qualunque aggressore. La Germania si prende le sue responsabilità. Oggi, domani e per tutto il tempo necessario».
Il dispiegamento di truppe non è stato deciso dalla Nato, dal momento che un accordo tra l’Alleanza Atlantica e la Russia degli anni ’90 vieta l’invio permanente di truppe nei paesi membri dell’ex Patto di Varsavia. Avviene piuttosto nell’ambito di un accordo bilaterale tra Berlino e Vilnius, su richiesta esplicita della Lituania.

La Germania può fornire i Taurus a Kiev
Ieri il cancelliere cristiano-democratico ha annunciato un’ulteriore novità, affermando che l’Ucraina può utilizzare «le armi occidentali senza restrizioni». Kiev, cioè, può liberamente decidere di «difendersi attaccando postazioni militari in Russia».
Si tratta di una dichiarazione non banale, soprattutto se Merz deciderà di inviare a Kiev i missili da crociera a lungo raggio Taurus, capaci di colpire un bersaglio a oltre 500 km di distanza. Se Scholz aveva dichiarato in passato di non voler fornire i Taurus all’Ucraina, Merz si è dimostrato possibilista.
La fornitura potrebbe però rimanere un segreto dal momento che, come riportato a inizio mese dal giornale tedesco Tagesspiegel, tutte le informazioni sull’invio di armi all’Ucraina da parte della Germania saranno d’ora in poi classificate dal governo.
Putin teme il ritorno della Germania
A dimostrazione della volontà della Germania di assumere un ruolo di primo piano nelle politiche di difesa europee e nella Nato, ieri Merz si è recato in Finlandia per partecipare a un vertice con i primi ministri dei paesi nordici insieme ai leader di Svezia, Norvegia, Danimarca e Islanda.
Come scriveva su Tempi Rodolfo Casadei, «il riarmo di Berlino, guardato con benevolenza dall’establishment europeo come l’inevitabile inconveniente che garantirà l’Unione Europea contro la minaccia russa, prelude in realtà al ritorno sulla scena internazionale di un autonomo soggetto strategico tedesco, con le sue ambizioni e la sua propensione a creare un’area di influenza che non può non coincidere coi paesi dell’Europa dell’Est e non può non comprendere l’Ucraina».
Per Vladimir Putin, «il potenziale smacco è devastante: veder tornare soldati della Bundeswehr in un territorio che fece parte dell’Unione Sovietica, ottant’anni dopo la vittoria nella Seconda Guerra mondiale che viene celebrata in pompa magna ogni 9 maggio, rappresenterebbe un’umiliazione che potrebbe avere contraccolpi sul piano interno sulla stessa legittimità di chi ha ordinato l'”operazione militare speciale”».
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