
Farsi di cocaina a 12 anni. L’emergenza droga dimenticata in Italia

“Leggera come la peste” è il titolo di copertina dell’ultimo numero di Tempi, dedicato al problema della droga e alla lotta di contrasto (che è sparita dalle agende politiche) di questo fenomeno. Sebbene si tratti di una questione di grande emergenza, si fa poco per affrontarla. I numeri resi noti dall’Osservatorio di San Patrignano lo confermano: per un ragazzo su due che entra in comunità il primo contatto con le sostanze stupefacenti avviene già a 14 anni; una persona adulta su 10, negli ultimi 12 mesi, ha fatto uso di droghe; uno studente su 4, pari a 640 mila ragazzi e ragazze, ha fatto uso di almeno una sostanza illegale nell’ultimo anno.

I numeri di San Patrignano
La comunità di San Patrignano, fondata nel 1976 da Vincenzo Muccioli, può senz’altro vantare nel campo del recupero delle tossicodipendenze una grande esperienza. In quarant’anni ha accolto oltre 26 mila ragazzi e ragazze, ne ospita oggi 1.300. Secondo quanto riportato dagli studi delle Università di Urbino, Bologna e Padova, la percentuale dei ragazzi che al termine del percorso non ricadono nel problema della droga è tra i più alti in Europa attestandosi al 72 per cento, il 96 per cento di loro trova un lavoro dopo l’esperienza di recupero e un ragazzo su due ha conseguito un titolo di studio o una qualifica professionale.
Dalle canne alla cocaina
«Andavo alle medie e avevo problemi familiari», inizia così la testimonianza raccontata ieri sul Corriere della Sera di uno dei ragazzi del “Sanpa”. Uno di quelli che, grazie a un percorso, ha ritrovato il gusto di vivere e di fare. «Non voglio alibi, ma ero frustrato perché vedevo mia mamma attaccata alla bottiglia. Un giorno ho avvicinato amici di amici che fumavano spinelli e ho provato a fare un tiro». L’escalation è stata immediata.
«Sono passato quasi subito alla cocaina, ho iniziato a non studiare più e mi sono allontanato dagli amici di sempre che non usavano queste sostanze. In terza media mi hanno bocciato. Chi si drogava per me era diventato improvvisamente figo. Sbagliando, ho iniziato a pensare che la droga mi dava sicurezze, al punto di credere di essere tanto più forte di lei da non prendere il vizio».
La rinascita per lui è stata la comunità di San Patrignano, che lo ha accolto e seguito.
«Non vedi l’illuminazione da un giorno all’altro, ma è un processo lento in cui capisci che hai sbagliato». L’aiuto non arriva solo dagli educatori. «Per me è stato fondamentale un veterano che mi seguiva. Poi ho iniziato a lavorare nella falegnameria: ho imparato ad avere regole e ritmi sani. Infine, dopo otto mesi sono tornato sui banchi di scuola».
Disimpegno italiano
Relativamente alle attività di prevenzione, a cominciare da quelle in ambito scolastico, dicono i responsabili di San Patrignano, «l’Italia ha mostrato nell’ultimo decennio una preoccupante battuta d’arresto: nel 2016 è stata pari al 50% la percentuale di istituti scolastici che hanno organizzato attività specifiche di prevenzione del consumo di sostanze psicotrope; dieci anni fa, nel 2008, la percentuale era del 58,3%. Nello stesso arco di tempo, l’uso frequente di almeno una sostanza illegale da parte degli studenti è salito dal 3,5% al 4,5% (rilevazione Espad Italia). Per questa ragione, San Patrignano ritiene prioritario investire “risorse ed energie” in prevenzione mettendo a disposizione, nel contempo, la propria esperienza quarantennale maturata sul campo incontrando 50 mila studenti all’anno in tutta Italia».
Foto Ansa
0 commenti
Non ci sono ancora commenti.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!