
I media insistono con la liberalizzazione della cannabis, ma usano numeri che ne dimostrano solo l’inutilità
È uscita la relazione dell’Osservatorio europeo sulle tossicodipendenze. I grandi giornali italiani ne hanno riferito dicendo che, rispetto agli Stati Uniti, l’Europa sta meglio «per via delle politiche di riduzione del danno (legalizzazione delle cosidette droghe leggere, ambulatori e nuclei mobili che distribuiscono siringhe sterili, terapie al metadone, eccetera)», politiche che l’America rifiuta. Naturalmente non è vero. Negli Stati Uniti la droga più consumata e che funziona come base di decollo verso tutte le altre, la cannabis, è diminuta dal 2001 del 25 per cento, trascinando verso il basso anche il consumo di alcool (-13), che in Europa sembra aumentare, e quello di sigarette (-29). In Europa la cannabis (come la cocaina) sta rallentando, appunto, solo nei paesi che hanno smesso di vaneggiare di droghe leggere e lanciano vaste campagne di dissuasione dall’uso di erba e hashish. Così i tassi per la cannabis si sono stabilizzati o hanno cominciato a scendere in Spagna e sono calati di circa 3-4 punti percentuali in Francia e nel Regno Unito, tutti i paesi di cui nel mio libro sulla cannabis ho presentato le forti campagne contro questa droga. Nel Regno Unito, tra i consumatori più giovani di cannabis (16-24 anni), il consumo è sceso dal 28,2 per cento del 1998 al 21,4 del 2006. Nelle scuole spagnole (14-18 anni) il consumo di cannabis è passato dal 36,6 per cento del 2004 al 29,8 del 2006. Nei paesi come l’Inghilterra e la Spagna, dove si combatte con maggior vigore la cannabis, è anche rallentato l’incremento dell’uso di cocaina, a riprova del fatto che lo spinello funziona da base di partenza per le altre droghe.
Già dal grafico presentato col rapporto si vede che l’Italia invece è una delle nazioni che negli ultimi 5 anni ha avuto il maggior aumento (+45 per cento). Da noi, dove anche i ministri parlano di cannabis come di una droga leggera, termine ormai abbandonato in tutti i grandi paesi, il consumo della cannabis tra i giovani adulti è salito dal 12,8 per cento nel 2003 al 16,5 nel 2005, un aumento di ben il 45 per cento in quattro anni, corrispondente a circa 3 milioni di persone. Quanto ai giovani, dichiara di fare uso di cannabis il 24,5 per cento degli studenti, ma probabilmente sono di più.
Il rapporto europeo mostra anche gli effetti del consumo di spinelli, che si manifestano anni dopo, col continuo aumento del numero di persone che richiedono cure per i problemi (soprattutto psichiatrici, ma non solo) indotti su cervello, sistema nervoso e organi vitali da questa sostanza. Tra il 1999 e il 2005 il numero degli europei che ha chiesto di entrare in trattamento per problemi collegati alla cannabis è quasi triplicato. E nel 2005 il 29 per cento di tutte le nuove domande di cura e ricovero era legato alla cannabis, prima droga per cui è richiesto il trattamento, mentre è in calo la cocaina e l’eroina in forte discesa. Il consumo di cocaina, poi, è diminuito negli stessi paesi in cui è scesa la cannabis, mentre è salito dove sale o è stabile la cannabis. Ricordate questi dati, quelli veri, ogni volta che leggerete che la cannabis è in calo dove viene liberalizzata e che, del resto, come si diceva nel ’68, «non fa niente». Matteo Guarnaccia, pittore della psichedelìa, commentava spiritosamente in un suo manifesto cult: «Speriamo che non si annoi».
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