La secolarizzazione rende stupidi anche i migliori soldati

Di solito si pensa alla secolarizzazione come a qualcosa che danneggia i preti. In parte è così, anche se molti preti ci si trovano benissimo. In realtà però il processo di secolarizzazione, la separazione dell’uomo dall’esperienza religiosa e del sacro, danneggia tutti. E ispira comportamenti sciagurati, attribuiti solitamente a tutt’altro. Mentre invece affondano le proprie radici proprio nella perdita della consapevolezza della sacralità della vita umana. Come per i soldati tedeschi fotografati mentre giocano con un teschio, accostandolo al viso, issandolo sulla jeep, o accanto ai genitali. I commenti, naturalmente puntano sulla brutalità dei soldati, quella dei giovani e quella dei maschi. Tre categorie criminali per l’immaginario moderno. Il governo tedesco, che ha in programma un potenziamento dell’esercito, «come forza di intervento internazionale», ma, soprattutto «perché le armi di distruzione di massa sono diventate una potenziale minaccia», ha subito detto che quelle foto «sono diametralmente opposte ai valori ed ai comportamenti» insegnati ai soldati durante la loro formazione. È certo vero. Infatti, il problema è un altro.
Nelle leggende folkloriche da cui nasce tra Cinque e Seicento, all’alba della modernità, il personaggio di Don Giovanni, si racconta che un giovane, che in genere sta per sposarsi, o per avere un figlio, o per recarsi a un funerale (vicende, dunque, che riguardano la vita, e la morte), attraversando un cimitero vede un teschio e gli dà un calcio. Più tardi, al pranzo di nozze, o di battesimo, o al funerale, si presenta lo scheletro del morto, che afferra il giovane e lo trascina all’inferno. La famosa scena conclusiva del Don Giovanni, del Commendatore ucciso dal giovane per sedurne la figlia, che torna dalla tomba per pranzare con Don Juan e gettarlo in bocca al diavolo, viene da questo tema. Visibile nell’inconscio collettivo e presente nell’anima di tutti noi. Il giovane che entra nella vita, e nella morte, è tentato di non riconoscerne la sacralità, e di usare quindi violenza al simbolo di chi dalla vita è già uscito, il teschio. Nelle stesse leggende, solo il pentimento e la Comunione sottraggono il giovane ad un destino di morte. Questa consapevolezza però, quella proposta dalle narrazioni dell’inconscio collettivo che poi il teologo Tirso da Molina porta nel Don Giovanni, richiede il riconoscimento del senso del sacro, del senso religioso.
È questo riconoscimento che è scomparso, anzi è bandito, dall’educazione e dalla formazione non solo dei soldati tedeschi mandati in Afghanistan, ma da quella di ogni bambino. Se il senso della sacralità presente in ogni momento e aspetto della vita umana, compresa la morte, viene smarrito, come il processo di secolarizzazione richiede e promuove, il teschio diventa un giocattolo, mortale. L’uomo l’ha sempre saputo; quello moderno, secolarizzato, lo ignora. Non è il codice militare che serve. Ma, come racconta la leggenda, Penitenza e Comunione.
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