Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti)
Il giorno della storica sentenza della Corte suprema americana sul matrimonio omosessuale, il Washington Post ha ripreso e rilanciato un tweet in cui sulla Casa Bianca appariva un doppio arcobaleno. «Un segno del cielo», ha scritto il quotidiano online, fomentando una serie di commenti tra il mistico e l’estasiato.
Mentre l’immagine faceva il giro del mondo, ripresa a tambur battente dai siti di mezzo globo inneggianti all’obamiano #LoveWins ora con certificazione celeste, è arrivata la precisazione: l’arcobaleno era apparso sì sopra la residenza presidenziale, ma una settimana prima. Un infortunio mediatico, dunque, che può sempre capitare, e c’è poco da ricamarci sopra.
Il fatto rivelatore, però, è che negli stessi giorni, non tra le nubi celesti ma sulla selvaggia terra, i poliziotti turchi sparavano proiettili di gomma contro i manifestanti del Gay Pride e in Iran s’aveva notizia dell’ennesimo caso di un omosessuale costretto al cambio di sesso come “terapia riparativa” per la sua condotta immorale.
Chi poi abbia solo un po’ di stomaco potrà trovare facilmente online le immagini degli omosessuali lapidati o gettati dai palazzi nei territori controllati dallo Stato islamico. Sono tutte notizie a portata di mano, che ogni giorno scorrono sui nostri schermi e telefonini, eppure fa sempre una certa impressione notare come l’attenzione del mondo si concentri su fatti che accadono “dalle nuvole in su”, anziché su quel che succede, qui, in basso, dove #HateWins.
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