«È davvero arrivato il tempo di chiudere questo conflitto del Novecento: scuole statali contro private. Non esiste, non è più tra noi, ci ha fatto perdere tempo e risorse», ha detto due giorni fa l’ex ministro dell’Istruzione Luigi Berlinguer commentando in un’intervista a Repubblica (ripresa anche nel Taz&Bao del numero di Tempi in edicola da oggi) l’idea del governo Renzi di inserire nel ddl sulla “Buona Scuola” proposto al Parlamento una detrazione fiscale per le famiglie che mandano i figli alle paritarie. La misura sarebbe, secondo l’esponente del Partito democratico (che non a caso l’aveva già apertamente sostenuta il 2 marzo nel suo intervento al convegno di Treellle), in perfetta linea con la legge del 2000 che inserisce le scuole paritarie a pieno titolo nel sistema “pubblico” dell’istruzione, e che non a caso porta proprio il suo nome.
NON È POESIA. Lo stesso concetto ribadisce per l’ennesima volta anche il quotidiano Avvenire, che oggi – come annuncia il direttore Marco Tarquinio nella rubrica delle lettere – pubblica un nuovo appello da parte di un gruppo di parlamentari favorevoli all’approvazione della riforma: è la volta di 25 senatori del Pd, dopo i 44 deputati di maggioranza e la quarantina di parlamentari di Forza Italia, che tempi.it ha sintetizzato in questo articolo. Le detrazioni proposte dal governo, scrive Tarquinio, contribuirebbero in maniera determinante a superare finalmente «l’assurdità del pregiudizio anti-paritarie di coloro per i quali quando si parla di istruzione “pubblico” diventa ringhiosamente sinonimo di “statale”. Non è così ovunque, e soprattutto non lo è in questo Paese che è patria da secoli, e con particolare intensità in questo tempo di ripensamento e ripiegamento del vecchio e ormai insostenibile welfare, di un’idea e di una pratica di “privato sociale” (non profit, o profit con l’anima) davvero preziose e persino esemplari (…). Non è poesia, ma fatica quotidiana per far quadrare bilanci e rispondere alle attese di tante famiglie, purtroppo non di tutte quelle che lo vorrebbero e lo meriterebbero».
«AIUTIAMO LE FAMIGLIE». Fa eco a Tarquinio il deputato di Ncd Raffaello Vignali, che sempre ad Avvenire dichiara che l’intento della norma è proprio «dare ai poveri le opportunità che oggi hanno in ricchi, nell’interesse dei ragazzi». Conferma in un’intervista al Corriere della Sera Maurizio Lupi, ministro delle Infrastrutture ed esponente di spicco di quel centrodestra la cui presenza nel governo Renzi – dice – ha permesso il «superamento di un grande tabù: lo scontro ideologico fra scuola statale e scuola paritaria». Spiega Lupi: «Noi aiutiamo le famiglie, non finanziamo le scuole», e non si tratta di una minoranza insignificante per il paese, poiché gli studenti che frequentano le paritarie sono «oltre un milione contro i 9 delle scuole statali». Secondo il ministro, la detrazione verrebbe a costare allo Stato «attorno ai 60-70 milioni di euro», cioè pur sempre briciole rispetto all’enorme risparmio che la presenza di questi istituti consente ai contribuenti. La misura dello sconto fiscale, spiega sempre Lupi, è condivisa da Renzi «all’interno della riforma complessiva. Martedì in Consiglio dei ministri non ci sono stati contrasti sul testo». Tanto è vero che il governo chiede al Parlamento di approvarla entro «novanta giorni. Altrimenti, c’è l’ipotesi di tornare al decreto. Ma per tutta la riforma. Renzi ha detto che non si farà un decreto solo per le assunzioni».
BASTA AMBIGUITÀ. Avvenire ha intervistato anche la senatrice del Pd Rosa Maria Di Giorgi, prima firmataria del nuovo appello pro detrazioni nonché assessore all’Educazione nella giunta fiorentina guidata proprio da Renzi: «Molti di noi – dice dando voce anche ai compagni di partito che hanno sottoscritto l’appello – ritengono che le scuole paritarie siano parte importante del sistema pubblico. Per il Pd è arrivato il momento di riconoscerlo in modo non confuso. Del resto la legge di parità è stata fatta dal ministro Luigi Berlinguer, durante i governi di centrosinistra. In questi 15 anni troppo spesso abbiamo fatto finta di dimenticarci di questo, quasi dovessimo essere imbarazzati. Ora serve che il Pd dia un segnale forte di sostegno a questo tema». Tra l’altro, aggiunge riferendosi alla sua esperienza nell’amministrazione del capoluogo toscano, «se non ci fossero state anche le materne paritarie, come assessore non avrei potuto dare risposte» adeguate «alle richieste delle famiglie per avere un posto per il proprio bambino alla scuola dell’infanzia».