
Zacchiroli: «Se togliamo i soldi alle scuole paritarie di Bologna dobbiamo toglierli anche al circolo gay Il Cassero»

Benedetto Zacchiroli, consigliere comunale del Pd, renziano, da sempre vicino alle istanze del mondo omosessuale, ha dichiarato a Radio Città del Capo l’impensabile: «Se togliamo i soldi alle scuole paritarie di Bologna dobbiamo toglierli anche al Cassero».
Il Cassero è lo storico circolo omosessuale della città che riceve un contributo dal Comune per le sue attività. Zacchiroli, che fino all’anno scorso aveva un blog sul Fatto quotidiano, ne ha sempre parlato con stima, considerandolo «un investimento per la città». Lo stesso Zacchiroli, che alle primarie bolognesi ha sfidato l’attuale sindaco Virginio Merola, ora si ritrova, in merito al referendum, sulle stesse posizioni del primo cittadino, e ha già dichiarato il suo voto: “B”, per le paritarie. Lo ha detto tempo fa a Radio Tau («Diamo 36 milioni alle scuole comunali e vogliamo toglierne 1 alle paritarie?») e lo ha ribadito con un articolo sul sito ilpost.it.
Non lo avesse mai fatto. Il presidente di Arcigay, Vincenzo Branà, che ha schierato l’associazione sul fronte dell’opzione “A”, ha detto che «la convenzione del Cassero non è in alcun modo assimilabile a quella delle paritarie, mi meraviglio persino di doverlo chiarire»; «il Comune non versa un milione di euro ogni anno al Cassero e non obbliga nessuno a frequentare il Cassero, mentre impone di fatto ai bimbi bolognesi la scuola cattolica».
Zacchiroli, che cosa ha detto di tanto grave?
Ho detto che se vogliamo togliere i fondi alle paritarie, così li dobbiamo togliere al Cassero. L’ho detto, tra l’altro, alla radio che storicamente interpreta la voce della sinistra e facendo riferimento a una realtà che loro conoscono bene. Poi, l’ho fatto anche perché io sono omosessuale, così che nessuno mi può tacciare di essere omofobo.
Ma in che cosa sarebbero assimilabili le scuole paritarie e il Cassero?
Ovviamente sono due cose molto diverse. Ma, se si mette dal punto di vista dell’amministratore e ragiona secondo un’ottica di sussidiarietà e buon senso, mi può seguire nel ragionamento. Parliamo prima del Cassero. Il Comune, tramite sgravi fiscali su bollette e altro, gli dà dei soldi. Perché? Perché ritiene che il servizio offerto sia pubblico. Un servizio ottimo, dal mio punto di vista: informazioni sull’Aids, counseling a omosessuali, lesbiche e transessuali. Se questo servizio non fosse offerto dal Cassero, il Comune non sarebbe in grado di fornirlo. E, siccome io Comune lo giudico valido, permetto al Cassero di godere di questi sgravi fiscali. Lo stesso ragionamento lo potremmo fare per mille altre attività a Bologna. Il Comune le premia non perché ha delle simpatie, ma perché ritiene che esse offrano servizi che sono pubblici, che fanno del bene a tutti. Mette a disposizione dei fondi, vengono presentati dei progetti, premia quelli che ritiene più utili e validi.
E la scuola che c’entra?
È un altro pianeta. Ma il principio è lo stesso. La sussidiarietà è una. Siccome le scuole paritarie fanno un servizio pubblico il Comune le sostiene. Tra l’altro, va sempre ricordato che stiamo parlando dello 0,8 per cento su un totale di 36 milioni di euro che il Comune destina all’istruzione. In ogni caso: se non ci fossero le paritarie sarebbe un problema, perché con gli stessi soldi il Comune non potrebbe provvedere a quei bambini.
L’Arcigay la ha attaccata.
Sì, un attacco scomposto. Confondono i piani. Io sto dicendo che il principio da cui parte l’azione amministrativa è unico. Se vale per le paritarie, vale anche per il Cassero.
Questo non sembra però fermare le critiche nei suoi confronti.
Vede, non abitiamo nel paese di Bengodi. Bisogna fare i conti con la realtà. Soprattutto non si possono fare battaglie sulla pelle dei bambini. Io, come amministratore, devo innanzitutto mandare a scuola i bambini. Questa è la mia priorità.
E per questo vota B.
Certo. Il principio di realtà è alla base dell’azione politica. Se ti scordi la realtà, rimane solo l’ideologia.
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2 commenti
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l’unica soluzione è esentare i genitori che vogliono mandare i loro figli alle scuole paritarie dalle tasse che servono per la scuola statale, così ognuno si paga la sua e nessuno paga doppio. e vaffanculo al servizio pubblico: una balla colossale usata per giustificare l’aum aumme italiano (di tutta l’italia, da bolzano a lampedusa).