Winesburg, Ohio; Nevada; La simmetria dei desideri
Di Miber
18 Gennaio 2022
Tre minirecensioni per tre libri di Sherwood Anderson, Claire Vaye Watkins e Eshkol Nevo. Tre spunti di lettura
Winesburg, Ohio
Anderson lascia moglie e lavoro da dirigente per mettersi a scrivere racconti. A New York diventerà amico di Lee Masters. E se a Spoon River sostituite il nome di un paesino dell’Ohio a inizio Novecento iniziate a vedere, da un piano minore, la storia fatta di tanti piccoli uomini. Ma mentre là è un coro poetico di epitaffi, qui non c’è nemmeno lontanamente l’idea di un unico spartito: «Bere non è l’unica cosa che mi affligge, c’è dell’altro. Io sono uno che ama e non ha trovato la cosa da amare». È una sosta notturna, in un belvedere al margine di un paese del Midwest, dove «si rabbrividisce al pensiero che la vita non significa nulla; e, al tempo stesso, se la gente del paese è la propria gente, si ama la vita con tale intensità che spuntano le lacrime agli occhi». E tutti i suoi protagonisti sono perdenti, mentre inizia «l’era più materialistica della storia del mondo, in cui le guerre si devono combattere senza patriottismo, in cui gli uomini devono dimenticare Dio e attenersi soltanto a precetti morali, in cui la volontà di potenza deve sostituire il desiderio di servire».
Racconti di vite scampate al deserto perché il Nevada è così, una ginestra e il deserto, una disperata lotta per sopravvivere. Tuo padre era con Manson la sera in cui sei stata concepita. E tu scrivi “Fantasmi, cowboys”, il primo racconto, che è una perla assoluta, perché guardando a te e a come è iniziato tutto, racconti di quella terra e «del respiro di ogni pianta del deserto piena di gratitudine»: «Ci sono un migliaio di cose che voglio dirle e ho una tale voglia di dirle che potrei farlo due volte, una volta a lei e una volta a me: lo so che stai scivolando in mare, per favore, non farlo. Non lasciarmi sulla terra da sola».
Finale dei Mondiali 1998. Quattro amici del cuore, non hanno trent’anni. Davanti alla tv un’idea: «Ognuno di noi scriva dove sogna di trovarsi tra quattro anni. Dal punto di vista personale, professionale. Da tutti i punti di vista. E ai prossimi Mondiali apriremo i biglietti e vedremo cos’è successo nel frattempo». Tra Haifal e Tel Aviv. «Evidentemente non è un caso se la maggior parte delle amicizie nasce al liceo o durante un viaggio. Ci vuole una generosa porzione di tempo libero per avvicinarsi». E tutto va come previsto o qualcosa no: «In effetti l’amicizia è una faccenda strana oggi, dove tutto deve essere statistico ed empirico, mentre è difficile quantificare e calcolare distanza e vicinanza, fedeltà e tradimento, amore e nostalgia. E forse non è neppure necessario».
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