
Walt, il buon animalista
Se Jessica Rabbit entrasse in un cartoon della Disney, il più classico dei prodotti natalizi andrebbe subito in crisi. Ve li vedreste voi papà e mamma portare i bambini al cinema a vedere in un film del vecchio zio Walt una storia di baby col sigaro, paperi killer, cartoni assassini travestiti da giudici, mignottone animate che sbaciucchiano esseri umani? Eppure, se ci pensate bene, sopra la superficie della familiare e amena favola Disney – sempre impeccabile sotto il profilo della tecnica d’animazione – emergono tabù inquietanti. Prendete la famiglia: quando c’è (se c’è) spesso è monca (Dumbo non ha il papà, Belle de La Bella e la Bestia è orfana di madre, La Sirenetta è figlia del solo re Tritone,) o è presentata in modo negativo (Cenerentola). Spesso i protagonisti disneyani sono orfani o sono bambini perduti, venuti dal nulla (Biancaneve, Peter Pan, Alice), e comunque generalmente vivono traumi familiari terribili (Dumbo, Bambi, Il re leone). La stessa sessualità viene illustrata in Disney per vie oblique e ambigue, tant’è che passata l’epoca delle candide e semplicette Biancaneve, sono entrate sulla scena eroine languide e sensuali come Belle, Jasmine, Esmeralda (quest’ultima probabilmente più adatta ad un manga giapponese che non a un film per bambini) che non si fanno certo pregare quando si tratta di amoreggiare con passionale trasporto. E qual è il modo con cui Disney ipnotizza il suo pubblico infantile? Attraverso il sogno e l’esotismo, la dislocazione della realtà in un altrove temporale o geografico. La ricetta dell’ultimo Disney in fondo è sempre la stessa: prendi una storia d’amore (possibilmente sensuale) tra due giovani belli e simpatici, aggiungi un supercattivo e mescola il tutto nella pentola di un paesaggio esotico: ecco serviti Aladdin, Il re leone, Mulan, Pochaontas, Tarzan , Il gobbo, Hercules, Dinosauri. Quanto allo spessore dei personaggi, più che altro è una sfida: provate a trovarne uno psicologicamente complesso nel mondo disneyano. Tutte le figure, vecchie o recenti, sembrano tagliate con l’accetta e la partizione tra buoni e cattivi è troppo netta anche per delle fiabe. Il tema più coerentemente sviluppato in oltre cinquant’anni di storie dineyane è la religione della natura. La natura è un Eden che, quando è perduto, lo è a causa degli uomini. L’uomo è il cattivo che sevizia gli animali (Dumbo), oppure quell’essere odioso che uccide le madri dei teneri cerbiatti (Bambi), o ancora l’avido e stupido bracconiere (Tarzan). Finalmente, in Dinosauri – espressione della più sofisticata, artefatta ed esoterica produzione a computer – ritroviamo la creazione originaria secondo Disney, quando non esistevano ancora gli esseri umani e le bestie si sbranavano felici e contente.
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