
Vuoti (e voti) d’aria
«Non diteci che siamo menagrami, che vogliamo a tutti i costi vedere il bicchiere mezzo vuoto, che non ci va bene
niente e che siamo bastian contrari. Ma c’è una domanda semplice e lineare, all’indomani del trionfale insediamento
di Giancarlo Cimoli alla guida di Alitalia e della rapinosa ripresa del suo titolo in Borsa, che pure non deve suscitare abbagli visto che lo lascia pochissimo sopra dove stava all’inizio della settimana, cioè sottoterra.
La domanda è: possibile mai che davvero la decisione sia stata così concreta e salvifica…? Sentite bene quello che vogliamo dirvi, cari lettori che tenete a un sia pur minimo rispetto di voi stessi, cari passeggeri che siete insorti
di fronte ai blocchi aerei senza che vi abbiano rimborsato il biglietto, cari contribuenti che giustamente non ne potete più di farvi spillare quattrini dalle tasche. In quelle ventisette righe, l’indicazione cogente di un azionista finalmente deciso a indicare ad Alitalia come concretamente uscire dal proprio stato di decozione, semplicemente non c’è. Latita. Manca. È assente… In fondo, alla data delle elezioni europee mancano non troppe settimane, e la liquidità residua
in pancia di Alitalia consente, con qualche salto mortale, di scavallare il voto»
Oscar Giannino, “Cosa c’è e soprattutto cosa non c’è nell’accordo su Alitalia”, Il Foglio, sabato 8 maggio 2004
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