Tratto dalla pagina Facebook di Eugenia Roccella – Chi sostiene che la fecondazione eterologa sia immediatamente praticabile ignora i rischi, per le coppie e per i bambini, che si produrrebbero se non ci fosse una normativa che regola a livello nazionale alcune questioni. Penso per esempio alla piena tracciabilità, per cui è necessario istituire un registro nazionale dei donatori, senza il quale possono accadere casi come quello danese. In Danimarca l’anonimo donatore numero 7042, da cui sono nati circa 100 bambini, ha trasmesso ai figli il gene di una gravissima e incurabile malattia, la neurofibromatosi.
Senza una legge è impossibile contare le donazioni, come chiede la stessa Corte Costituzionale, e quindi rispettare l’eventuale numero massimo di nati, specie per i gameti importati.
Senza una legge ci potrebbero essere donazioni tra fratello e sorella, o tra madre e figlia, o tra padre e figlia, visto che non sarebbero possibili controlli e sanzioni. Senza una legge tutto sarebbe affidato ai contratti fra privati e alle leggi di mercato, come avviene in altri paesi, dove il donatore si sceglie su catalogo, con pezzi diversi a seconda delle caratteristiche etniche, somatiche ed estetiche.
Senza una legge non si possono recepire le direttive europee su sicurezza e qualità in materia di fecondazione eterologa.
È evidente quindi che dal punto di vista strettamente giuridico forse si può anche praticare l’eterologa, ma dal punto di vista sanitario chi lo facesse si assumerebbe gravi responsabilità, ed è necessario che le coppie ne siano informate.
Reg. del Trib. di Milano n. 332 dell’11/6/1994
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