
Volere Volare
Come anticipato sul numero 48 di Tempi, il ministro delle Finanze britannico, Gordon Brown, ha tuonato in sede Ecofin contro la totale assenza di princìpi di liberismo economico all’interno del mercato comune europeo. Preferenze verso le industrie interne anche quando dall’estero giungevano proposte più vantaggiose, protezionismo strisciante, mancata indizione delle gare d’appalto per i contratti e soprattutto l’inaccettabile peso che gli aiuti di Stato hanno nel processo di doping economico all’interno dei singoli mercati. Qualche cifra. Nel 2002 l’ammontare degli aiuti governativi ad aziende in crisi è stato nell’Ue di 49 miliardi di euro, con la Gran Bretagna fanalino di coda a quota 3,9 miliardi. Ben diverse le percentuali in altri paesi come la Francia, la Germania e soprattutto l’Italia, messa all’indice dal documento inglese preparato da Alan Wood per gli 1,4 miliardi di euro spesi per l’Alitalia negli anni Novanta ma soprattutto per il fatto che «questo ancora non basti e gli aiuti ancora continuino». Ovvio il richiamo al prestito-ponte deciso per salvare l’azienda dal fallimento e ancora oggi formalmente al vaglio delle autorità europee sulla concorrenza: d’altronde, Londra ha dovuto tagliare 11mila dei 22mila posti di lavoro forniti da British Airways da un giorno con l’altro e senza possibilità di aiuto, così come accaduto con i 100mila dipendenti pubblici tagliati dagli uffici di Whitehall senza una sola ora di sciopero. Immaginiamo, quindi, lo stupore con cui Oltremanica verrà accolta la decisione di un altro salvataggio di una compagnia aerea da parte dello Stato: ci riferiamo a Volare, la linea low cost nazionale che nonostante la politica no frills e di contenimento delle spese è giunta a uno stato di totale insolvenza ed è quindi stata costretta a bloccare completamente la propria attività. D’altronde, la crisi era annunciata: da mesi, infatti, un rappresentante della linea aerea si recava ogni mattina con una valigetta piena di soldi all’aeroporto per pagare il dovuto e garantire altre 24 ore di lavoro. Una day-by-day policy che non deponeva certo a favore di un buono stato di salute della società: la quale, infatti, per non fallire beneficerà ora di un intervento governativo in stile Parmalat con il Consiglio dei Ministri chiamato alla nomina di un commissario ad hoc. Ma con il gigante alimentare di Collecchio, Volare non ha in comune soltanto la “cura” per uscire dai guai: il dissesto dei conti, con un buco da 320 milioni di euro, è anche infatti dovuto a una politica di scatole cinesi nella gestione dei conti. Insomma, non debiti a valanga come Alitalia ma soldi che c’erano e ora non ci sono più: qualcuno ha forse deciso di far sparire parte del capitale prima del default? Questo starà alla magistratura appurarlo, noi possiamo soltanto sottolineare con molta chiarezza il cambio di approccio nei confronti della crisi da parte della Lega Nord, partito che invocava giustamente la inaccettabilità della politica di salvataggio adottata per Alitalia e che oggi, invece, si mobilita in prima persona per la soluzione del commissariamento e dell’attivazione degli ammortizzatori sociali per i 1.400 dipendenti della compagnia. è infatti il ministro del Welfare, Roberto Maroni, il paladino di questa battaglia piuttosto statalista e ben poco liberista, spalleggiato nell’opera di intorbidimento delle acque (la chiave di differente lettura sarebbe infatti quella del salvataggio di posti di lavoro, come se i dipendenti di Volare valessero più di quelli di Alitalia) da onorevoli padani piuttosto balbettanti nel difendere le presunte ragioni del voltafaccia. Il fatto che, inoltre, le solite malelingue facciano trapelare la voce secondo la quale il futuro commissario potrebbe essere proprio il leghista Giuseppe Bonomi, ex presidente di Alitalia, varesino come Maroni, lascia aperti scenari tutt’altro che meramente etichettabili come emergenziali. Ovvero, se nessuno ha il minimo dubbio sulla buonafede dei leghisti di voler salvare 1.400 posti di lavoro nel loro bacino elettorale, appare poco chiaro come si possa sperare di bypassare per la seconda volta le normative europee sulla concorrenza e sempre in campo di trasporto aereo. Non era la Lega Nord, infatti, la forza politica che in Commissione trasporti alla Camera faceva fuoco e fiamme con il bravo e coraggioso onorevole Andrea Gibelli per chiarire fino in fondo le responsabilità dei manager e dei dipendenti Alitalia nel crac dell’azienda chiedendo tolleranza zero verso le cattive gestioni e il malcostume? Non sarà che, come diceva Maurizio Nichetti in un suo film, tanto ardore e zelo sia dovuto al fatto che qualcuno “volere Volare”?
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