
Vogliono Saddam vivo. Buon per noi
Mio caro Malacoda, non sembra strano anche a te il modo con cui oggi parlano della morte? Non trovi anche tu un po’ schizofrenica questa contaminazione della morte con quello che gli uomini (e le donne) oggi chiamano amore? Amore, le tre sillabe più misconosciute ma anche più usate per significare un sentimento sdolcinato che con l’amore niente ha a che fare. Ma a noi, che ben sappiamo praticare l’odio, non la danno a bere. Ma torniamo alla contaminazione tra amore e morte. Lascia stare la poesia, non ti distrarre, mi riferisco all’ottimo lavoro che stiamo facendo a proposito dell’eutanasia: dare la morte per amore. Così ormai dicono senza accorgersi di quel che dicono. Comunque è un bel risultato, fino a un po’ di anni fa era ancora diffusa l’idea che per amore si dava la vita. Ma quei tempi, per nostra fortuna, stanno passando. Ora, invece, io vorrei sottoporti quello che ti sembrerà un paradosso. Seguimi: un uomo che si è detto Dio ha detto anche: ama il tuo nemico. Che devi ammettere è una bella sfida per noi. La nostra fortuna è che i suoi seguaci applicano questa direttiva spostandola dal piano della libertà (ama) a quello della conoscenza, per cui arrivano alla non pensabilità del nemico, dritti dritti alla conclusione che non esiste più il nemico. Col risultato (ma non se ne accorgono) di svuotare la potenza morale del comandamento: se non c’è più il nemico, è più facile amarlo. Amarlo. provare per lui quel brivido di piccola compassione che li fa sentire più buoni e più a posto. Perché questo è il grande assillo degli uomini affidati alla nostra cura, sentirsi a posto, mai prendere posizione, ma piuttosto posizionarsi.
L’ho tirata lunga, vengo al punto, volevo parlarti di Saddam Hussein e della pena di morte. Non trovi singolare che chi vuole dare la morte per amore rifiuti la morte data per giustizia? Non c’è nessuno tra tutti costoro che ama talmente Saddam da voler porre fine alle sue sofferenze? Certo, per noi è tutto grasso che cola, ma devo dire che questa mancanza di logica mi sorprende sempre. Siamo noi diavoli che dobbiamo sostenere che non c’è crimine che valga la morte proprio perché con la morte viene meno la possibilità per il crimininale di continuare nei suoi delitti. Se l’assassino contrae un debito con la società, la morte estingue il debito. Se la giustizia è una bilancia, i piatti tornano in equilibrio. E a noi questo non conviene. Noi abbiamo bisogno che Caino viva per poter diventare sempre più Caino. Al nostro Nemico basta un istante, spesso approfitta dell’ultimo, noi abbiamo assolutamente bisogno di tempo. Anche perché se nessuno merita la morte per quello che ha fatto, nessuno merita nulla, neanche il Paradiso. Tranne che – ma questa è la parola che più mi fa perdere il senno – il Nemico metta in campo quella cosa assurda che è il perdono e quella sua versione secolarizzata che è la sospensione della pena. Possiamo però sempre giocare con le parole. Che ne dici di un bel perdono giudiziario per Saddam, credi funzionerà?
Tuo affezionatissimo zio Berlicche
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