
Vita e destino in mostra
Lo hanno paragonato a Pasternak e Solzenicyn. C’è del vero, naturalmente, ma nessuno meglio di Vasilij Grossman (1905-1964), scrittore russo di famiglia ebraica, ha saputo raccontare l’assalto all’umano sferrato dall’ideologia nel corso del Novecento. Grossman, prima fervente assertore del regime sovietico, poi dissidente e perseguitato dal Kgb, lo ha fatto nel suo romanzo capolavoro, Vita e destino, scritto tra il 1954 e il 1960. Grossman è stato uno dei primi ad intuire la parentela tra nazismo e comunismo: la violenza è necessaria ad ogni ideologia perché tutti gli ‘ismi’ (rossi o neri) tendono ad imporre i propri schemi al reale, macellando inesorabilmente uomini e fatti che si oppongono alla teoria.
In fondo è questo il filo conduttore della mostra ‘Vita e Destino. Il romanzo della libertà e la battaglia di Stalingrado’ allestita presso il museo diffuso della Resistenza di Torino. La rassegna, curata dal centro culturale Pier Giorgio Frassati, in collaborazione con le fondazioni ‘Arte, storia e cultura ebraica’ e ‘Russia Cristiana’, è aperta sino al 26 febbraio 2006. Ci sono la vita e le opere dell’autore, i profili dei personaggi del romanzo, installazioni scenografiche e tecnologie multimediali, video, momenti di recitazione. Completano il percorso 144 fotografie provenienti dal museo di storia contemporanea di Mosca e documenti originali della fondazione Memorial.
L’evento è dedicato a don Luigi Giussani e a Salvatore Giorgio Ottolenghi, presidente della comunità ebraica di Casale Monferrato. E sulla figura di Grossman, così come sui temi della mostra, è previsto, sempre a Torino, un importante convegno internazionale, il 12 e il 13 gennaio prossimi.
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