Basterebbe il titolo per rendere l’idea: “Dal debito alle buche ecco la paralisi di Roma. Metà delle delibere dedicate alle poltrone”. Così oggi su Repubblica Giovanna Vitale tira un primo bilancio dell’esperienza del M5S a Roma. E il risultato è uno solo: paralisi. Lo dicono i numeri: «Dal 7 luglio, debutto della giunta Raggi, l’esecutivo si è riunito una quindicina di volte: 34 le delibere approvate, metà delle quali nomine di collaboratori esterni. Ancor più magro il bottino dell’assemblea capitolina, ferma dal primo settembre: appena dodici sedute e undici delibere licenziate in aula».
LEMME LEMME. Sarà colpa dei poteri forti? Delle scie chimiche? Piove a Roma? Intanto rimangono sulla scrivania del sindaco alcuni post-it con le cose ancora da fare. Dopo la raffica delle dimissioni di tre settimane fa, ancora non sono stati nominati il nuovo capo di gabinetto, l’assessore al Bilancio e il dg di Ama, azienda dei rifiuti. Tre cariche di poca importanza, insomma.
«Risultato? Dirigenti e funzionari — 500 dei quali con contratto scaduto il 31 luglio e da allora in attesa del bando interno per essere ricollocati — non sanno con chi parlare. A chi sottoporre le questioni più urgenti. Faticano persino a capire chi prende le decisioni. E mentre la sindaca è impegnata nell’estenuante braccio di ferro con il M5s, le pratiche inevase si accumulano sulle scrivanie». Pratiche che riguardano la cura delle strade, i mezzi pubblici, debito, migranti.
LA CASTA. Sarà per questo che Beppe Grillo è andato a Torino ad applaudire Chiara Appendino e a Roma non si fa più vedere? Ma non è che Raggi sia rimasta imbabolata. S’è data da fare: ha chiesto ad alcuni magistrati e ad alcuni esponenti delle forze dell’ordine di darle una mano e di venire a ricoprire quelle cariche. Ma la risposta è stata simile a quelle che si sentiva urlare durante i Vaffa Day. Dopo aver passato il tempo a denigrare la casta, ora i grillini romani dicono: «Molti hanno detto no, anche perché a fare l’assessore non ti arricchisci».
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