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Vescovo cinese rompe con il Partito comunista. Pechino lo indaga e lo costringe a «riposare»
Ora è detenuto nel seminario di Sheshan (foto tempi.it, a destra e sotto a sinistra) e sotto investigazione da parte del governo. Parliamo Di mons. Thaddeus Ma Daqin (nella foto, a fianco), nominato lo scorso 7 luglio dalla Chiesa cattolica cinese vescovo ausiliare di Shanghai, con l’approvazione del Papa. Neanche una settimana e si trova già recluso e sotto indagine. Perché? Perché alla fine della Messa durante la quale è stato ordinato, ha dichiarato: «Con questa ordinazione, io consacro il mio cuore e la mia anima al ministero episcopale e all’evangelizzazione. Voglio dedicarmi ad assistere il vescovo [Jin Luxian, che ha 96 anni, ndr] e per questo ci sono alcune posizioni che mantengo e che risulterebbero sconvenienti. Da oggi in poi, dunque, non sarò più membro dell’Associazione patriottica».
Inutile dire che alla fine della Messa il vescovo Ma è stato portato via da alcuni membri dell’Ufficio affari religiosi ed è risultato scomparso fino a quando, secondo alcune fonti, non è stata diffusa la notizia che si trova segregato nel seminario di Sheshan, che si trova poco distante dalla città di Shanghai. L’Associazione patriottica è l’organo voluto da Mao per creare un surrogato della Chiesa cattolica sotto la guida, invece che del Papa, del Partito comunista cinese.
Il direttore di AsiaNews Bernardo Cervellera definisce il vescovo ausiliare «un profeta e un eroe» che «con i suoi gesti ha anche affermato che l’ordinazione di un pastore non è una questione politica che debba essere manipolata dal potere, ma un gesto religioso in cui il papa e le sue indicazioni sono da rispettare per amore della verità. Da questo punto di vista, mons. Ma ha compiuto la scelta che da decenni vivono sulla loro pelle le comunità e i vescovi della Chiesa non ufficiale (sotterranea) che in nome della salvaguardia della libertà di evangelizzare, rischiano prigione, sequestri, isolamento, emarginazione».
Così, mons. Ma è ora costretto a «riposare» a Sheshan. E l’Ap si è subito vendicata dello smacco subito. Si legge sul sito ufficiale del Consiglio dei vescovi cinesi: «Sui quesiti sollevati nei giorni scorsi circa le regole [da seguire] per l’ordinazione del vescovo coadiutore di Shanghai, il portavoce del Consiglio dichiara: il 7 luglio, le azioni del vescovo coadiutore della diocesi di Shanghai hanno violato in modo grave il regolamento sull’ordinazione episcopale del Consiglio dei vescovi in Cina». Per questo, prosegue, «il Consiglio sta indagando e valutando il caso». Nonostante la presa di posizione del Partito, bisogna ricordare che al termine del discorso fatto da mons. Ma, i cattolici che si trovavano nella cattedrale di San Ignazio si sono profusi in un applauso scrosciante.
Sale la tensione tra Vaticano e Partito comunista cinese. Solo pochi giorni fa il Vaticano ha annunciato la scomunica di p. Yue Fusheng, ordinato settimana scorsa vescovo di Harbin nonostante la disapprovazione del Papa. Una prova di forza da parte di Pechino, che ha avuto il coraggio di rispondere con questa nota alla scomunica, dimenticandosi che il capo della Chiesa è il Papa: «Il Vaticano non favorisce l’unità, la comunione e il sano sviluppo della Chiesa in Cina».
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