
Veron adotta un nonno. E io, come fratello, Batistuta
Che paese strano è l’Italia. Ci bombardano con richieste buoniste, con inviti al volontariato e quando uno si impegna finisce indagato. È accaduto al povero Juan Sebastian Veron, argentino della Lazio, quello con la faccia da calabrese. Veron è uno dei tanti sudamericani (con gli ucraini e i croati il giochetto non riesce) diventati testimonial di Pubblicità-progresso: infatti ha adottato un nonno. Che questo sia defunto da tempo è un fatto marginale. È il pensiero che conta. Con la scoperta del trisavolo calabrese, Veron ha avuto un passaporto italiano che gli consente di andare in campo senza finire nella quota “extracomunitari”. Come lui ce ne sono tanti, decine di presunti discendenti di immigrati italiani, che, non appena ingaggiati dalle nostre squadre, avvertono prepotente il legame del sangue. La cosa stupefacente dunque, non è che Veron abbia un parente italiano, ma che non l’abbia Gabriel Batistuta. Ebbene, ho deciso di fare una rivelazione clamorosa: Batistuta è mio fratello, figlio di un’avventura sudamericana di mio padre. Di profilo siamo somiglianti e anch’io ho (anzi avevo) un destro devastante. Quando vuole facciamo il business. Mia madre morirà di crepacuore, ma i miei figli camperanno benissimo.
0 commenti
Non ci sono ancora commenti.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!