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Venturino, l’espulso dal M5S in Sicilia: «Grillo doveva fare solo il portavoce. Invece è un padre padrone»

«Credo che qualcuno dei miei colleghi a Roma confluirà in un diverso schieramento politico». Sono sempre di più i grillini delusi dai «deliri» del comico

Chiara Rizzo
31/05/2013 - 13:30
Politica
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«L’Italia migliore» è il nome che Antonio Venturino ha scelto per il suo nuovo movimento. Venturino è vicepresidente dell’assemblea regionale siciliana ed è stato espulso dal Movimento Cinque Stelle, dopo che ha osato dire che il «M5s non ha strategia politica».
Venturino spiega a tempi.it che «siamo in una fase ancora iniziale, stiamo ancora lavorando su questo nuovo partito, e abbiamo solo parlato con chi ci vuole ascoltare. Intelligenti pauca».

Venturino, ci spieghi: lei pensa che la soluzione sia un nuovo partito.
Sì, ma ho solo lanciato l’idea perché era importante farsi sentire da chi in questo momento ha il mal di pancia davanti alle esternazioni di Grillo. Per ora non vogliamo nemmeno iniziare ad incontrare tutte le persone interessate a questo progetto, per rispetto dei mie ex colleghi del Movimento cinque stelle. In questi giorni in Sicilia ci sono le amministrative, e ci sono diversi colleghi M5S che si erano già candidati e non voglio mancare di rispetto al loro lavoro. Ma bisogna farsi sentire, perché mi dispiacerebbe l’idea che a Roma qualcuno se ne andasse in un altro partito. “L’Italia migliore” sarà un contenitore che va a riprendere e fa confluire tutti i cittadini che, pur avendo votato il M5, oggi non si riconoscono più in questa “non” strategia. È un continuo smentirsi. Un mese fa Stefano Rodotà era l’unica scelta possibile per il Quirinale: ora sarebbe un “ottuagenario miracolato dalla Rete”. Non si può proseguire con questi deliri.

Quanti sono a Roma quelli che potrebbero abbandonare Grillo?
Non ho il polso diretto della situazione, ma credo che qualcuno dei miei colleghi confluirà in un diverso schieramento politico. Nell’M5s non si sta più bene. Perciò io dico a tutte queste persone: perché non continuare allora il progetto che qui in Sicilia abbiamo iniziato, facendo sì che il M5S da outsider si trasformi in forza politica? Tutto andava bene dopo il risultato politico in Sicilia, ma poi qualcosa si è inceppato. È come se il bimbo che Grillo cresceva tra le braccia si è trovato adulto all’improvviso, ma questo adulto non ha saputo confrontarsi con i problemi veri. Tutto si esaurisce in quella frase di Roberta Lombardi davanti a Pier Luigi Bersani che le chiedeva di collaborare: «Mi sembra di essere a Ballarò». È lì che io ho capito che il M5s di oggi non è quello che avevamo pensato. Da lì è iniziato il cammino per cui abbiamo perso alle amministrative, e con un leader che ora dice una cosa, ora ne dice un’altra.

Tempi a Caorle per il Premio Luigi Amicone 2023 - Chiamare le cose con il loro nome Tempi a Caorle per il Premio Luigi Amicone 2023 - Chiamare le cose con il loro nome Tempi a Caorle per il Premio Luigi Amicone 2023 - Chiamare le cose con il loro nome
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Lei parla del successo politico dell’M5s in Sicilia, ma, a dire la verità, sino ad oggi pochi dei vostri progetti sono diventati legge.
Sì è vero, adesso non più. Anche il modello Sicilia è naufragato miseramente. Noi fino a gennaio avevamo un dialogo con il governo Crocetta e abbiamo ottenuto, ad esempio, l’abrogazione delle province. Questo modello è però naufragato perché non siamo stati più bravi a giocare in modo serio questo percorso politico, abbiamo preferito stare fuori a guardare, Crocetta è stato messo in difficoltà. Alcune cose però le abbiamo fatte. Abbiamo messo mano al problema dei precari, ad esempio.

A dire la verità più che risolversi il problema dei precari siciliani lo avete lasciato così com’era: lavoratori “assorbiti” dalla pubblica amministrazione, che non ha soldi però per metterli in regola.
È vero che dall’89 ad oggi in Sicilia abbiamo proseguito di proroga in proroga nei contratti dei precari, ma io per la prima volta ho messo attorno ad un tavolo dei giuslavoristi per mettere giù un disegno di legge per usicre da questa situazione. Se a Roma fossero intelligenti, lo riproporrebbero a livello nazionale.

Se fossero intelligenti?
Se avessimo avuto l’intelligenza di proporre noi a Bersani delle cose, e diventare il primo partito, anziché dire che siamo a Ballarò, avremmo fatto passi da gigante. Invece no, con il nostro atteggiamento abbiamo bloccato un governo e un paese, in uno dei momenti più drammatici dal secondo dopoguerra. La politica è compromesso, non c’è nulla di male in questa parola: è scontro dialettico e confronto. È nel parlamento che bisogna portare avanti le proprie istanze. E ognuno dei partiti rappresenta un’altra Italia come noi, perciò dobbiamo fare, non stare a braccia conserte.

Ora lo sfancula, ma qui Grillo faceva il lecchino con Rodotà

Di chi è la responsabilità secondo lei? Ha citato criticamente più volte Roberta Lombardi.
Lombardi esegue solo gli ordini di Grillo. Grillo doveva essere solo un portavoce, invece è diventato un “padre padrone”. Questo non va bene. Qui in Sicilia lo stesso Cancelleri interpreta male il suo ruolo politico. Anche sulla fiducia a Bersani poteva esporsi, ma non lo ha fatto. E la conseguenza sono stati i risultati delle amministrative.

Cosa pensa di Casaleggio?
Non lo conosco, non l’ho mai visto, e non condivido i suoi deliri su Gaia.

Altri grillini sono stati espulsi come lei, da Federica Salsi e Valentino Tavolazzi a Serenetta Monti. Li coinvolgerà nel suo nuovo partito?
Penso proprio di sì, e spero che siano loro a contattare me, perché non so bene come raggiungerli. Se volessero seguire questo sogno, sappiano che basta una telefonata e mi troveranno sempre.

Tags: Beppe Grillomovimento 5 stelleRoberta Lombardisiciliastefano rodotà
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