
Veltroni l’Africano e un Pomicino italiano
“Forse Dio è malato”. E di sicuro neanche Valterino Veltroni si sente molto bene se ha scelto questo titolo geniale (almeno così ha annunciato al Corriere della Sera) per il suo diario di viaggio africano che uscirà nei prossimi giorni in libreria. Forse Dio è malato, ma certo il segretario Ds è parecchio politicamente costipato se non si accontenta più di una legge sul conflitto di interessi ma vorrebbe che il capo dell’opposizione semplicemente rinunciasse alla candidatura a premier. D’accordo, Veltroni non è mai stato comunista, è un post-per eccellenza e ha solo sognato di essere qualcosa tra l’adolescenza e l’età adulta addormentandosi sul complesso di superiorità della sua razza politicamente corretta. Ma sarà sufficiente a dare ciccia alla campagna elettorale questo suo spirito messianico che gli fa ripetere il ritornello del “noi siamo la modernità, noi siamo il riformismo, noi siamo il futuro d’Europa?”. Chi vivrà vedrà, intanto piangiamo sul malinconico declino del quotidiano di partito che al tempo dell Fgci il militante Veltroni vendeva porta a porta e che oggi si appella a qualche ex-santo in Mondandori per continuare a uscire nonostante abbia bruciato negli ultimi dieci anni qualcosa come 300miliardi di sovvenzioni statali (naturalmente pagati anche da quei contribuenti barbari e incivili che non piacciono all’Unità di Veltroni) Ma ritorniamo all’Africa. I lettori si saranno già accorti (e in queste pagine cerchiamo una spiegazione) che quest’anno va molto di moda (il Corrierone direbbe, come ha detto del sullodato libro di Veltroni:”l’Africa dimenticata, devastata da Aids, violenza, malnutrizone, droghe, e dal racconto di questa realtà tragica ha voluto – Veltroni ndr – trarre anche una riflessione politica sulle storture della globalizzazione, le responsabilità dell’Occidente, le colpe delle oligarchie” eccetera) con relativo “diamante insanguinato” che ora l’Europa illuminata vorebbe eroicamente vietare “se non accompagnato da un certificato d’origine rilasciato dal governo locale” (e sai che ci vuole, racconta il nostro inviato – a proposito, premiato Zapping, miglior documentario Tv dell’anno – Gian Micalessin a Freetown, a contrabbandare diamanti fuori dalla Sierra Leone e poi farsi fare un certificato d’origine negli “specchiati” governi locali degli stati limitrofi ). Altra piccola ipocrisia questa minaccia di moratoria alle pietre preziose e che tutt’al più, qualcuno sospetta, segnala l’emergere di conflitti commerciali tra De Beers (leader mondiale nel commercio diamantifero) e la concorrenza (che magari vorrebbe acquisire nuove quote di mercato mettendosi sotto l’ombrello dei diritti umani e scorta Onu).
Parlando di libri per l’estate converrà qui segnalare un altro diario (tutto italiano) che in questo caso, purtroppo, la grande stampa ha recensito poco e svogliatamente. Stiamo parlando del libro di Paolo Cirino Pomicino, che si intitola “Strettamente riservato” e traccia per filo e per segno (con molti nomi e cognomi) quella storia di Prima Repubblica che i bravi ragazzi del pool di Mani Pulite non hanno voluto sentirsi raccontare. Storia ad esempio di centinaia di milioni di finanziamenti al Pci-Pds (ancora nel 1991, col beneplacito di Bassolino) e, ancora, di lauti compensi intascati da Giorgio Bocca per articoli commissionati dagli odiati e corrotti democristiani; di immacolatissime Rosy Bindi che, ancora nel 1989, passano a batter cassa dagli odiati e corrotti andreottiani per finanziarsi le campagne elettorali.
All’Espresso, al quale evidentemente questo diario indigeno non è piaciuto e, anzi, ha offerto il destro per passare di nuovo l’ex democristiano al tritacarne politico-giudiziario, Cirino Pomicino ha risposto con una lettera che, bisogna ammetterlo, il settimanale ha incassato con gran classe: “Le sarei grato, caro direttore, se prendesse nota che in questi anni ho fatto ben 24 processi e non due-tre ottenendo 22 assoluzioni e non essendo mai condannato per corruzione…Ho ancora alcuni processi da fare, è vero, ma uno non riesco a farlo perché ho perso le tracce ed è quello in cui era imputato per corruzione il suo editore Ing. Carlo De Benedetti”. Forse De Benedetti è malato.
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