Uno di noi, quasi due milioni di firme. «Grande successo, non solo nei paesi cattolici. Ora l’Europa deve considerarci»

Di Benedetta Frigerio
12 Novembre 2013
Intervista a Maria Grazia Colombo, portavoce del Comitato italiano che si batte in Europa per il riconoscimento della dignità dell'embrione

«Siamo solo all’inizio, non dobbiamo cedere alla tentazione di accontentarci di un grande risultato». Maria Grazia Colombo, portavoce del Comitato italiano della campagna “Uno di noi”, spiega a tempi.it che le 1.849.847 firme raccolte per il riconoscimento della dignità dell’embrione sono solo un primo passo. «Dobbiamo tenere gli occhi puntati sulle istituzioni europee, perché la novità che questa mobilitazione ha generato a livello operativo prosegua. Le firme, infatti, sono un mandato e non serviranno se non si continua a vigilare».

Perché parla di «novità»?
Perché il numero delle nazioni che hanno risposto positivamente alla campagna è incredibile e stupisce anche quante adesioni alcune di queste sono riuscite a raccogliere rispetto ad altre. Anche il modo in cui si è mosso il comitato e la tipologia dei firmatari costituiscono delle novità.

L’Italia è stata la nazione che ha raccolto più firme. Ma spiccano i risultati di paesi come Olanda, Lussemburgo e Romania. Come vi spiegate questi dati?
La Chiesa ci ha dato il suo appoggio, e questo è importante, ma la gerarchia ecclesiastica non ha imposto a nessuno di sostenerci. A contare sono state le ragioni. Se abbiamo avuto così successo è perché il Comitato, formato da una trentina di associazioni, aveva molto chiaro il motivo per cui si stava muovendo. Siamo andati nelle parrocchie, nelle scuole, nei meeting, nei gruppi a cui abbiamo proposto la raccolta firme. Dove è stato possibile, abbiamo organizzato incontri per chiarire la proposta nelle sue ragioni e finalità. Come risultato abbiamo visto la gente mobilitarsi dal basso con una certa creatività. Non dimentichiamo, infine, che ogni firma è frutto di un lavoro approfondito, perché abbiamo chiesto di rilasciare il numero della carta d’identità, oltre che le proprie generalità e così la gente era portata a domandare di che cosa si trattasse prima di aderire.

Chi ha aderito alla raccolta firme?
Molti cattolici ma anche membri di altre religioni e semplici laici non appartenenti a nessuna denominazione religiosa. Lo si capisce anche dal grande risultato che si è registrato in paesi dove la popolazione cattolica è in minoranza rispetto a quella musulmana o protestante.

Che cosa succederà ora?
La Commissione europea dovrà convalidare le firme, poi entro tre mesi respingere o accogliere la petizione ed eventualmente legiferare. Noi siamo consapevoli che le cose non possono cambiare da un giorno all’altro. Proprio per questo è importante il modo in cui abbiamo lavorato, muovendoci con le associazioni, incontrando persone, sensibilizzando e facendo rete con gli altri movimenti europei. Questa azione deve proseguire, fino a diventare la modalità normale con cui muoversi in tutta Europa. Il risultato che abbiamo ottenuto, infatti, deve essere solo l’inizio di un’azione di sollecitazione di tutti coloro che sono disposti a un dialogo sui temi che riguardano la natura profonda della sacralità della vita. Se oggi combattiamo per l’embrione, domani potremmo farlo così capillarmente anche per altre battaglie che riguardano la dignità della persona.

Ha parlato di un gesto pedagogico. Cosa intende?
Vogliamo aiutare quanti ci hanno appoggiato con un sostegno consapevole a monitorare l’azione dei governanti. Pretendiamo considerazione dall’Europa, che non solo ha davanti quasi due milioni di sottoscrizioni, ma tantissime nazioni firmatarie. Il nostro obiettivo è ridiscutere le leggi che legalizzano l’aborto negli Stati che hanno aderito alla raccolta firme. Tutto questo va fatto, nonostante la censura ideologica da parte del mondo dell’informazione che non ci ha voluti neppure ascoltare. Infine occorre che al comitato si aggiungano tutte le categorie: per non rimanere fermi alle buone intenzioni servono il parere e l’azione comune di associazioni, movimenti ma anche di medici, giuristi e politici.

@frigeriobenedet

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2 commenti

  1. Bifocale

    Tutti uniti formiamo un’immensa catena umana che dica NO alla cultura della morte e all’ideologia del gender, che ci distruggono e ci mortificano.

    1. Antonio

      d’accordissimo, dobbiamo essere uniti. Come unite (nell’odio anticristiano) e sempre più agguerrite sono le forze laiciste, radicali,antireligiose, moderniste e progressiste che stanno devastando di tutto e di più.

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