Università, persi 58 mila iscritti in dieci anni? Ma sono soprattutto fuoricorso, quarantenni e furbetti della p.a.

Di Matteo Rigamonti
04 Febbraio 2013
Sono 10 mila (il 3 per cento del totale) i ragazzi di età compresa tra i 18 e in 21 anni che non si iscrivono più ad alcuna facoltà. I numeri del Cun sono drogati dal boom di immatricolazioni post riforma del "tre più due"

«Università addio, persi 60 mila posti in dieci anni». Così titolavano venerdì mattina tutti i principali quotidiani nazionali, riportando il dato elaborato dal Cun, il Consiglio universitario nazionale, secondo cui, nel 2012, nelle università italiane ci sono stati 58 mila iscritti in meno («come la Statale di Milano») rispetto ai 338 mila del 2003/2004. Quello che, però, non è stato detto è che, dei 58 mila iscritti persi in un anno, la stragrande maggioranza sono studenti un po’ in là con gli anni. Come ha fatto sapere ItaliaOggi di sabato 2 febbraio, dopo aver chiesto al ministero dell’istruzione i dati sulle immatricolazioni nel periodo in esame, infatti, il 75 per cento di essi ha più di 23 anni e di questi il 40 per cento ne ha più di 31. Mentre i ragazzi di età compresa tra i 18 e i 21 anni che non si sono iscritti oppure hanno abbandonato gli studi sono solo 10 mila, pari al 3 per cento di quanti frequentavano un decennio fa e meno del 12 per cento degli studenti persi nei dieci anni.

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NESSUNA FUGA DAGLI ATENEI. A contestualizzare ulteriormente i dati  diffusi dal Cun, un ente di rappresentanza istituito nel 1979 dall’allora ministro Mario Pedini, nato su iniziativa del suo predecessore Luigi Gui, è intervenuto oggi su La Stampa l’attuale titolare del dicastero Francesco Profumo: «Nessuna fuga dagli atenei», ha spiegato. «È stato considerato un anno di riferimento in cui c’è una bolla dovuta a due elementi. Da un lato ci sono gli studenti partiti con il vecchio ordinamento che hanno tentato di iscriversi al nuovo per ottenere la laurea breve», creando, di fatto, «una bolla nei dati»; «poi c’è un altro gruppo di dipendenti della pubblica amministrazione che frequentavano le università per effetto di accordi che consentivano loro di laurearsi e di ottenere crediti. Dai dati risulta invece che prima dell’avvio del nuovo ordinamento, nel 1999-2000, gli immatricolati erano 278 mila e 278 mila erano dieci anni dopo. Nel 2003-2004, invece, quando la riforma era operativa, quasi 64 mila studenti neo-iscritti avevano più di 23 anni. Dieci anni dopo gli stessi studenti sono solo 18 mila. La bolla si è annullata».

L’ASPETTO DEMOGRAFICO. Ad essere crollate in questi anni, insomma, sono, secondo Profumo, «le immatricolazioni di chi ha più di 19 anni, e cioè di quelli che sono passati dal vecchio al nuovo ordinamento. E va considerato anche l’aspetto demografico. Tra il 1999 e il 2011 si sono persi 70 mila diciannovenni per il crollo delle nascite, mentre il numero dei diplomati è rimasto costante».

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