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Si può essere uniti nelle differenze? Lo slogan coniato anni fa per l’Unione Europea – “Unity in Diversity” – sembra ormai un ferro vecchio: la traiettoria, prima culturale e poi sempre più intensamente politica, è l’omologazione. Basta vedere i nostri dibattiti sulle questioni etiche, sulla gestione della pandemia, sulla guerra: le voci dissenzienti vengono usate per alzare gli share dei programmi tv o divengono il facile bersaglio polemico delle buone penne. Quando, poi, i cittadini votano, gli osservatori, perplessi e stupiti, si accorgono delle polarizzazioni presenti nella società europea chiedendosi dove fossero nascosti coloro che guardano ai valori tradizionali, all’orgoglio nazionale, all’economia reale.
Una bella ricerca del Martens Centre for European Studies, il network delle fondazioni del Partito popolare europeo, a cui aderisce per l’Italia la Fondazione De Gasperi, cerca di andare controcorrente e ricostruisce le faglie lu...
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