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Fatte le unioni civili, resta un problema gigantesco: l’obiezione di coscienza

Alfredo Mantovano ci aiuta a capire le conseguenze dell'approvazione della norma. Si prevedono guai per tutti

Benedetta Frigerio
12/05/2016 - 3:00
Politica
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«Forse non ci rendiamo conto delle conseguenze che questa legge avrà, non solo per il diritto di famiglia, ma per tutto l’ordinamento, cambiando la vita di ogni cittadino». Alfredo Mantovano, magistrato, spiega a tempi.it le conseguenze delle unioni civili sulla libertà di quanti dissentono. Già a febbraio, sulle pagine del settimanale Tempi, aveva segnalato che la libertà di coscienza non è tutelata dal testo.

Cosa dice la norma sull’obiezione di coscienza?
La legge Cirinnà non prevede l’obiezione di coscienza come, invece, avviene per altre leggi, come quella sull’aborto. Questa assenza è pericolosa, dato il comma 2 della norma che stabilisce che l’unione sia costituita di fronte a un ufficiale di Stato e a due testimoni, con un rito identico al matrimonio. C’è poi il comma 28: quest’ultimo prevede la trascrizione nei registri italiani del cosiddetto matrimonio fra persone dello stesso sesso, non solo dell’unione civile, contratto all’estero. Che ne sarà dell’ufficiale di Stato che ritiene che queste unioni siano in contrasto con la sua deontologia e per cui il matrimonio è solo fra uomo e donna? La legge non risponde. Dobbiamo aspettarci che accada quello che avviene già all’estero?

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Cosa avviene?
Alla presenza di norme simili alla Cirinnà ci sono stati ufficiali di Stato licenziati se non arrestati, come Kim Davis negli Stati Uniti, per non aver riconosciuto come matrimonio quello fra due persone dello stesso sesso. Altri hanno dovuto chiudere i loro negozi a causa di multe ingenti per essersi rifiutati di prestare servizio durante la celebrazione di queste unioni. Alcuni sono stati licenziati per le loro opinioni in merito. Infine l’inglese Lillian Ladele, licenziata dopo essersi opposta alla registrazione di un’unione civile con la sua firma, è stata giudicata colpevole anche dalla Corte Europea dei diritti dell’uomo proprio sulla base del fatto che legge non prevede l’obiezione di coscienza.

A differenza dell’aborto, che lo Stato dice di tollerare come estrema ratio, la legge Cirinnà riconosce le unioni civili come un valore senza eccezioni. Come giustificare l’obiezione di coscienza?
Sicuramente il fatto che questa legge sia stata presentata come un valore positivo per la società è un problema grave. Ma pure l’aborto viene giustificato in nome del diritto alla salute, eppure lascia spazio alla libertà di coscienza. Anche se oggi, proprio appellandosi al diritto di salute della donna, è sotto attacco. In ogni caso, la legge Cirinnà, come sottolineato da molti giuristi e opinionisti, e perfino ieri sul Corriere della Sera, è piena di problemi. Sopratutto, il testo presenta dei profili di incostituzionalità: all’articolo 29 la Costituzione riconosce la «famiglia come società naturale fondata sul matrimonio». A maggior ragione un funzionario che giura fedeltà allo Stato non dovrebbe essere costretto ad andare contro il dettato costituzionale.

Ieri il Foglio ricordava quanto scritto dal vescovo francese Jean Laffitte: «Una società tollerante non può tollerare un diritto all’obiezione di coscienza», poiché questa stessa società non è più nella posizione di accettare, onorandoli, «i valori superiori che si esprimono in essa».
Sono d’accordo con Laffitte: se i princìpi fondanti di una società, come la famiglia o la tutela della vita dal suo concepimento alla morte, vengono messi in discussione, resta solo l’uso della forza per assicurarsi l’obbedienza a quanto viene approvato in nome della libertà. Le defezioni non permetterebbero alla menzogna di sopravvivere a lungo.

Cosa risponderebbe a chi è d’accordo col riconoscere l’obiezione di coscienza per l’aborto, ma non per le unioni civili?
Sono due cose diverse, ma, in entrambi i casi, si contraddice un fondamento naturale, motivo per cui entra in gioco la coscienza e la sua tutela. Non si capiscono bene le conseguenze perché nessuno, come Matteo Renzi che ha vietato qualsiasi discussione in merito, voleva che si comprendessero. In ogni caso, legalizzare queste unioni significa indebolire la cellula fondante la società, la famiglia naturale tutelata da sempre da tutti gli ordinamenti giuridici. Anche per questo obbligare un funzionario di Stato a celebrare queste unioni è come imporre a una guardia forestale di radere al suolo tutti gli alberi della riserva che aveva giurato di difendere.

È questo il solo problema del testo?
Questa norma non ha implicazioni solo per il diritto di famiglia, ma per tutto l’ordinamento giuridico. Inoltre, è scritta così male per motivi ideologici che perfino i cosiddetti nuovi diritti delle coppie dello stesso sesso (che si diceva di voler tutelare) in alcuni ambiti sono stati limitati, come in quello del risarcimento danni che ora è previsto solo in caso di morte. Ci sono poi delle aperture alla poligamia. Implicazioni gravi riguarderanno gli insegnanti e i giornalisti che esprimano una visione diversa da quella della legge Cirinnà. Senza contare le conseguenze sui pasticceri e fiorai che si rifiutino collaborare alla celebrazione di queste unioni. Penso anche agli studenti o ai semplici cittadini che potrebbero pagare il loro dissenso. I problemi sono tali che Renzi ha voluto approvare la norma in fretta e furia chiedendo due volte la fiducia ed evitando ogni presa di coscienza: si tratta di un metodo sospetto che dovrebbe quantomeno farci pensare che la norma ha qualcosa da nascondere.

@frigeriobenedet

Foto Ansa

Tags: Alfredo Mantovanoddl cirinnàkim davisMatteo Renziobiezione di coscienzaunioni civli
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