Un po’ di chiarezza sui vaccini e il caso AstraZeneca. Parla Perno

Di Leone Grotti
13 Marzo 2021
Il vaccino AstraZeneca è pericoloso? Ci si può fidare? E funziona? Intervista al virologo Carlo Federico Perno dopo le tre morti segnalate in Sicilia. «Servono indagini rigorose, ma avanti con le vaccinazioni»
Astrazeneca vaccino

«Al momento non sappiamo se le tre persone morte in Sicilia dopo l’assunzione del vaccino di AstraZeneca sono decedute a causa del vaccino. Bisogna indagare, senza dubbio, perché anche una sola morte è una tragedia e una sconfitta. Ma bisogna anche presentare i dati scientifici come stanno: in questo periodo si prendono troppe decisioni sulla base di opinioni». Spiega così la situazione a tempi.it il virologo Carlo Federico Perno, direttore di Microbiologia dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù, dopo che in molti paesi europei è scattato l’allarme per alcuni “eventi avversi” correlati alla somministrazione del vaccino dell’azienda anglosvedese e dopo che in Italia è stato messo sotto inchiesta il lotto ABV2856, dal quale provenivano le dosi con le quali Stefano Paternò, Davide Villa e Giuseppe Maniscalco erano stati immunizzati prima di morire.

Professore, guardiamo ai fatti allora. Tre persone muoiono dopo essersi immunizzate. La gente che nei prossimi giorni riceverà il vaccino di AstraZeneca deve essere preoccupata?

Al momento è evidente la correlazione temporale tra i decessi e la vaccinazione, ma non c’è nessuna evidenza di causalità, ossia evidenza che la vaccinazione sia stata la causa del decesso. Per capirsi, se inizia a piovere e 5 minuti dopo, dentro casa, cado e mi ferisco, c’è correlazione temporale ma non causale. Prima di esprimere qualsiasi opinione, dunque, è assolutamente indispensabile attendere che le inchieste sanitarie in corso siano completate. Altrimenti rischiamo di prendere decisioni affrettate.

Quindi non ci sono certezze?

Al contrario, una certezza c’è: il vaccino di AstraZeneca è già stato somministrato a decine di milioni di persone in tutto il mondo e non sono stati segnalati eventi avversi di rilievo. Quindi possiamo assolutamente escludere che il vaccino sia tossico.

Che cosa potrebbe essere andato storto allora?

I vaccini vengono prodotti in lotti diversi, in stabilimenti diversi e ogni lotto viene certificato separatamente. Ammesso che ci sia una relazione causale – cosa per ora, ripeto, assolutamente non dimostrata –, bisognerà capire se uno di questi lotti o una parte di uno di essi presentava un contaminante correlato a ciò che è accaduto. Ecco perché dico che le autorità sanitarie devono avere il tempo di completare le indagini.

E nel frattempo? Si va avanti con la campagna vaccinale?

Fino a prova contraria, non vedo alcuna ragione per fermare la vaccinazione con altri lotti di AstraZeneca, per non parlare degli altri vaccini. Se un lotto risultasse alterato, andrebbe ritirato e gettato via ovviamente. Ciò potrebbe rallentare transitoriamente la campagna vaccinale, ma non dobbiamo fermarla. Anzi, non appena possibile, essa andrà accelerata.

Il vaccino di AstraZeneca è il più chiacchierato: prima era stato autorizzato per le persone di età inferiore ai 55 anni, poi anche per i più anziani. Molti hanno avuto l’impressione che si tratti di un vaccino di serie B.

Spieghiamo anche qui come stanno le cose: l’Ema aveva approvato a livello europeo il vaccino di AstraZeneca per tutte le età, segnalando che per le persone di età più avanzata c’erano meno dati che ne comprovavano l’efficacia. Dunque l’Aifa ha suggerito, e non obbligato, di utilizzarlo primariamente per i soggetti fino a 55 anni. Poi però sono arrivati nuovi dati che hanno confermato l’efficacia del vaccino di AstraZeneca anche per i più anziani. Quello che bisogna capire è che il vaccino non è mai stato considerato tossico per gli anziani. Mancavano in un primo momento dati sulla sua efficacia per gli over 55. Ora questi dati sono arrivati.

Il vaccino è stato prodotto e commercializzato in tempi record. I controlli sono stati poco accurati?

Il percorso di approvazione dei vaccini è stato senza dubbio accelerato, non è mai successo nella storia che un vaccino arrivasse all’uso su scala mondiale in pochi mesi. È vero che quando si fanno le cose rapidamente, qualcosa potrebbe sfuggire a livello di controlli ma per ora non abbiamo evidenza di ciò. Al momento, ribadisco, nulla ci dice che la rapidità di produzione dei vaccini è coincisa con una scarsa qualità degli stessi. Però siccome ci sono stati questi ultimi eventi tragici, è giusto indagare in modo rigoroso.

Il vaccino è la strada giusta per sconfiggere definitivamente il Covid-19?

La domanda non è corretta perché presupporrebbe altre strade, che in realtà non esistono. Non ci sono ad oggi farmaci efficaci tali da azzerare la circolazione del virus, né strumenti di prevenzione adeguati a debellare il problema. Il vaccino rimane la strada maestra. Continuo a pensare che mascherine e distanziamento siano strumenti eccezionali, perché se non li avessimo usati il virus sarebbe circolato in miliardi e non in milioni di persone. Ecco perché in attesa che le vaccinazioni a livello mondiale facciano il loro effetto, e ci vorrà ancora tempo, bisogna continuare a mantenere queste precauzioni.

Non è preoccupante però che i vaccini non blocchino l’infezione?

Anche in questo caso, bisogna capirsi bene. Un vaccino pienamente efficace dovrebbe bloccare l’infezione e non la malattia. Noi oggi non possiamo dire che questi vaccini non blocchino l’infezione: semplicemente non lo sappiamo perché non abbiamo ancora studi disegnati per osservare il blocco delle infezioni, ma solo della comparsa di malattia.

Come mai?

Gli studi registrativi di questi vaccini erano pensati per misurare non la riduzione dell’infezione, ma della malattia. È il problema della rapidità cui facevamo riferimento prima. Però va anche detto che, ammesso che i vaccini non blocchino le infezioni, comunque il virus circolerebbe con cariche virali nelle persone infettate nettamente inferiori rispetto ai non vaccinati.

Perché?

L’infettività di una persona è data da una serie di elementi, il più importante dei quali è la carica virale. Se il virus ha una carica virale inferiore è meno infettivo. Dunque, anche se una persona vaccinata si infettasse, non trasmetterebbe l’infezione agli altri con la stessa efficienza con cui lo trasmetterebbe se non fosse vaccinato. Il sistema è complicato ed è per questo che chi non è virologo dovrebbe astenersi dal fare dichiarazioni che non fanno altro che confondere le persone.

@LeoneGrotti

Foto Ansa

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