Un abbraccio, Laura

Di Tempi
29 Aprile 2004
Nei giorni 24 e 25 aprile scorsi a Rimini si è svolto un raduno di ventiseimila adulti, famiglie e lavoratori della Fraternità di Comunione e Liberazione.

Nei giorni 24 e 25 aprile scorsi a Rimini si è svolto un raduno di ventiseimila adulti, famiglie e lavoratori della Fraternità di Comunione e Liberazione. Incontro di cui raccontiamo qui, alle pagine 20-22. In tale contesto abbiamo sentito citare la lettera di una giovane donna, sposata, anch’essa parte della Fraternità ciellina. Lettera indirizzata a un amico in vista della Pasqua, come “contributo” alla vita della comunità di cui l’autrice fa parte. E del cui contenuto non ci sentiamo di privare i nostri lettori.

La lettera di Laura
«Sono una ragazza di 25 anni: mi sono laureata brillantemente in fisica nel febbraio 2003 e a maggio 2003 mi sono sposata. A luglio 2003 mi hanno trovato un tumore e da allora la mia vita è completamente cambiata. Ho scoperto di avere amici che non conoscevo o che non sapevo essere amici, e ne ho persi altri. Il miracolo però, perché di miracolo si tratta, è avvenuto da quando ho iniziato ad implorare la Madonna che mi mostri Gesù, ma non in croce che mi sembra così evidente ora, ma che risorge. Ho chiesto e chiedo a Lei prima che a chiunque altro, Lei che è donna innanzitutto e che quindi può comprendere fino in fondo ciò che vivo, Lei che ha sofferto tanto e che ancora una volta può capire ciò che vivo, Lei che è così vicina a Gesù e che quindi può intercedere per me. Due pensieri mi hanno accompagnata in questo ultimo periodo.
Il primo: ho nel cuore un gran desiderio di avere dei bimbi ma a parte l’attendere l’ok dai medici ci sono così tante probabilità che io non possa mai più averne che per lungo tempo sono stata triste. Ora in tutto questo sembra accendersi una luce. Sì perche proprio settimana scorsa ero molto triste a proposito, di quella tristezza che ti schiaccia il cuore e che non ti permette di vivere ma solo di implorare ed ecco che mi chiama Valeriana (la mia amica di Pescara che ho conosciuto in ospedale e che è malata più di me). E mi chiede aiuto e mi dice che è disperata e piange al telefono. E io ho pensato che il Signore mi stesse chiedendo di essere una sorta di madre o padre per lei. Che la mia maternità potesse essere questa ora. E mi sono sentita cosi piccola e completamente nelle mani di Dio. E poi secondo: mio marito, Paolo, ha conosciuto dei colleghi del movimento e insieme a loro vorrebbe trovarsi per fare un gruppetto. E io gli ho detto: perché non vi trovate a casa nostra? Se volete mangiare me lo dici prima che ti faccio trovare qualcosa di pronto. Cosi lui ci ha pensato su un po’ e ne ha parlato con degli amici che si sono stupiti tantissimo che lui offrisse casa sua. Ed è tornato da me a ringraziarmi per essere sua moglie e per come lo aiuto, io che mi sento sempre cosi inadeguata di fronte a lui e che il mio essere diciamo malata (anche se non mi piace molto) mi fa sentire così sbagliata per lui. E ho ringraziato il cielo che mi permette e usa di me per aiutarlo. Ieri sera mentre dicevamo l’Angelus prima di dormire ho davvero chiesto di essere la serva del Signore e che Maria esaudisse le mie preghiere. Paolo mi chiede sempre di chiedere di vivere, ma stranamente, io lo dimentico sempre e chiedo invece che la mia vita sia tutta di Dio. è da tempo che offro la mia vita al Signore e credo che lui abbia accettato e che ora io stia portando un po’ la croce con Gesù: ma io ho un vantaggio, so che è risorto! E lo vedo ogni giorno! Io chiedo anche di vederlo Gesù che risorge. E lo vedo e quindi non posso arrabbiarmi per quello che mi è toccato. Chiedo solo che Paolo sia accompagnato come me e che sia felice.
è strano come la vita possa cambiare ed è ancora più strana l’evidenza che sotto a tutto c’è un disegno: anche il mio lavoro è dentro! Infatti io seguendo un istinto ho iniziato a lavorare in ospedale ed ecco che il lavoro si snoda accanto ai malati di tumore ed io con le mie conoscenze posso dare una mano. E poi entro in specialità anche se facendo la chemio non sono riuscita a studiare: eppure sono entrata e molti invece no. E poi mi danno una borsa di studio, anche se non riesco a prepararmi, ma magicamente (anche se forse sarebbe meglio dire miracolosamente) quello che faccio basta, anzi sembra avanzare. Ecco io di fronte al miracolo della mia vita mi sento sempre più piccola e chiedo di essere sempre più umile: ora prego per le persone che fanno terapia con me, che miracolo!
Ecco, ti ho detto tutto. Un abbraccio, Laura».

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