
Ulivo e sanià. Un assaggio da Torino
Dopo il sostanziale svuotamento della legge sul buono scuola varata dalla precedente giunta di centrodestra, adesso tocca alla sanità. In questi giorni, infatti, la giunta regionale guidata da Mercedes Bresso ha presentato la bozza del nuovo piano sanitario. La firma è quella di Mario Valpreda, assessore alla sanità, esponente di Rc. Tra le principali novità ci sono: la riduzione e l’accorpamento del numero di aziende sanitarie, la vendita di una parte del patrimonio immobiliare delle Asl, la ridefinizione del rapporto tra pubblico e privato con un taglio alle strutture convenzionate stimato intorno ai 5 milioni. Dice a Tempi l’ex governatore, il forzista Enzo Ghigo: «Se questo piano dovesse passare potremo dire addio al principio della libertà di cura perché di fatto verrebbe introdotto il concetto di “presa in carico” del malato. Nessuno sarebbe più libero di scegliere da chi e dove farsi curare, quali esami fare e dove, perché per tutti deciderà il distretto di appartenenza. Oggi io posso decidere di recarmi in un’altra Asl rispetto a quella corrispondente alla mia residenza, domani, con il piano Bresso, dovrò chiedere il permesso al “Distretto”, nella persona del medico di base che nel frattempo sarà stato oppurtunamente indottrinato e “ricattato”». Se Bresso respinge le accuse («Non è un piano sovietico, anzi abbiamo tenuto conto delle esperienze più innovative del settore»), Ghigo non molla la presa: «Fatalmente finirà per orientare i cittadini alla sola sanità pubblica con il risultato paradossale, per una giunta di sinistra, di assicurare una sanità di alto livello solo a chi se la potrà pagare».
La sussidiarietà? Non scherziamo. Valpreda sostiene che le riduzioni delle Asl porteranno risparmi per 60 milioni. «In che modo – si chiede Agostino Ghiglia (An) – visto che, anche se le accorperà, formalmente non potrà certo licenziare dipendenti pubblici». Il piano prevede infine la chiusura dei punti nascita che non raggiungono i 500 parti l’anno (8 in Piemonte). «Quando proponemmo noi una soluzione simile – ricorda Ghigo – alcuni sindaci di sinistra si incatenarono agli ospedali, adesso sono entusiasti». Avanti popolo, catena rossa.
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