
Il comico Volodymyr Zelensky ha giurato lunedì e si è insediato ufficialmente come il nuovo presidente dell’Ucraina. «Nella mia vita ho fatto di tutto per far ridere gli ucraini, nei prossimi cinque anni farò di tutto perché voi non piangiate», ha dichiarato davanti al Parlamento. Durante la campagna elettorale in molti avevano previsto che con Zelensky si sarebbero allentate le tensioni tra Kiev e Mosca, ma dalle prime battute lo scenario non sembra così verosimile.
PRESIDENTE NELLA FICTION E NELLA REALTÀ
L’attore 41enne è diventato famoso in Ucraina per l’interpretazione nella famosa serie tv “Sluga Narody” (Servitore del popolo) del personaggio Vasyl Holoborodko, insegnante di storia che finisce per essere eletto presidente per caso. Nella serie tv, giunta alla terza stagione, Holoborodko diventa noto in tutto il paese dopo che un suo volgarissimo sfogo contro la corruzione viene filmato di nascosto da un suo alunno e pubblicato su Youtube, diventando virale. Zelensky ha ripercorso perfettamente le orme del suo personaggio. Dopo aver fondato nel marzo 2018 il partito “Servitore del popolo”, ha annunciato la sua candidatura il 31 dicembre 2018 senza avere precedenti in politica. Alle elezioni del 21 aprile ha stravinto surclassando il presidente uscente, Petro Poroshenko, aggiudicandosi il 73 per cento dei voti, promettendo di combattere la corruzione e gli oligarchi.
Zelensky è un outsider, anche se in tanti hanno messo in luce il suo rapporto con l’oligarca Igor Kolomoisky, coinvolto in un grande scandalo con la sua banca PrivatBank, che ha sottratto allo Stato 5 miliardi nel 2016. Definito dallo storico americano di origini ucraine su Foreign Policy «pericolosamente pro-Russia», dal momento che la sua carriera di attore si è concentrata soprattutto a Mosca, il presidente in campagna elettorale ha dichiarato di sostenere l’adesione dell’Ucraina all’Ue e alla Nato, aggiungendo di essere disposto a dialogare con Vladimir Putin per ottenere la restituzione della Crimea.
LE PRIME FRIZIONI TRA ZELENSKY E PUTIN
Durante il discorso inaugurale, Zelensky ha dichiarato che la sua priorità sarà «ottenere il cessate il fuoco nel Donbass». In seguito alla rivoluzione dell’Euromaidan del 2013 e alla cacciata dell’allora presidente filorusso Viktor Yanukovych, infatti, sono nate nella regione orientale due Repubbliche separatiste (Donetsk e Lugansk) appoggiate da milizie russe. Dopo cinque anni, non è ancora terminato il conflitto armato tra Kiev e le Repubbliche separatiste, che ha già fatto 13 mila morti.
Ottenere il cessate il fuoco non sarà facile. Putin non è sembrato ansioso di stringere rapporti con Zelensky («si congratulerà solo quando risolverà i problemi nel Donbass», ha dichiarato un portavoce). In compenso, a fine aprile ha firmato un decreto che consentirà agli ucraini che vivono nelle Repubbliche separatiste di ottenere la cittadinanza russa in meno di tre mesi. I “nuovi russi” dovranno solo giurare fedeltà a Mosca. Per il presidente russo, quella che a Kiev è stata vista come «un’aggressione e indebita interferenza negli affari ucraini», è una misura dettata da «ragioni umanitarie». «Non vogliamo creare problemi alla nuova amministrazione ucraina», ha aggiunto. Difficile credergli.
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