«Il presidente Zelensky ha detto che di fronte ad una guerra che continua, alla fine deve essere la diplomazia a risolvere le cose; le parti in conflitto devono arrivare al tavolo per negoziare. Hanno già fatto un tentativo – e questo merita riconoscimento – però bisogna rinnovare questo impegno, per risolvere il conflitto attraverso un dialogo diplomatico e politico». L’arcivescovo segretario per i Rapporti con gli Stati vaticano, Paul Richard Gallagher, ha commentato con Vatican News la sua recente missione in Ucraina insistendo sulla necessità di riprendere il dialogo tra le parti per trovare una soluzione al conflitto.
«La sofferenza di questo popolo» e il ruolo di Francesco
Gallagher ha lodato il coraggio del popolo ucraino, «determinato» ma «ferito». «Non possiamo trascurare la grande sofferenza di questo grande popolo», ha detto al termine del suo viaggio che lo ha portato da Leopoli a Kiev. «Per noi che viviamo in genere comodamente nei nostri paesi, immaginare questi mesi di conflitto, le sofferenze, la gente che è dovuta fuggire in pochi minuti lasciando tutto, le persone che vivono l’angoscia di non sapere la sorte dei loro cari… Anche a livello psicologico abbiamo visto al monastero benedettino qui a Leopoli, famiglie traumatizzate in modo evidente, bambini che soffrono, che hanno ancora molta paura. Così abbiamo toccato le sofferenze di questo popolo. E questo credo che per l’Oriente che per l’Occidente sia lo stesso: è qualcosa di inedita, che nessuno si aspettava. Lo shock è molto grande in questo popolo».
Gallagher: «Francesco “ha il polso” di questo popolo»
La Chiesa non è rimasta a guardare, sottolinea Gallagher: «Abbiamo visto e abbiamo sentito anche da parte delle autorità un grande riconoscimento per tutto il lavoro che la Chiesa ha fatto qui in Ucraina durante questa emergenza: l’attività umanitaria e il sostegno spirituale offerto al popolo. E questo è molto, molto importante». Il ruolo di papa Francesco è criticato da diversi analisti, Bergoglio è accusato di essere troppo equilibrista e non condannare del tutto la Russia di Putin. Gallagher ha però spiegato che «tutti quanti hanno manifestato la loro riconoscenza per le parole del Papa pronunciate nelle udienze, negli Angelus, nelle interviste. Loro sentivano che il Papa “ha il polso” di questo popolo nelle sue sofferenze. Così credo che loro ritengano che la Santa Sede, il Santo Padre stesso, potrebbe ancora continuare a svolgere un ruolo molto significativo in questo conflitto e nella sua risoluzione. Ci sono spazi».
La pace «non è una cosa che noi uomini facciamo da soli»
Diplomazia, ruolo decisivo del Papa, aiuto alle persone colpite dalla guerra. L’arcivescovo inviato dal Papa ha chiaro che per la pace non basta tutto questo, come non basta a tenere unito un popolo che se troppo provato rischia di disunirsi. Incoraggiare, portare conforto, «secondo me non è una cosa che noi uomini possiamo fare da soli. Veramente quando abbiamo bisogno, sentiamo assolutamente la necessità dell’incontro con Cristo che sana le nostre ferite. In un certo senso, l’Ucraina deve un po’ camminare come Maria Maddalena nel giardino per incontrare il Cristo risorto. Solo questo può asciugare le lacrime di questo popolo. Sono convinto che quando si vedono queste persone c’è una grande solidarietà umana, però c’è anche una grande fede».
Perché questo sia facilitato «è indispensabile che tutti quanti rimangano fermamente determinati nel lavorare a favore dell’unità del paese, del corpo politico del paese, per l’unità dei cristiani, l’unità della Chiesa cattolica, l’unità con le altre religioni, per poter usufruire delle risorse spirituali, della grazia che Dio concede in questi momenti, e non dissipare queste cose in difficoltà, in litigi. Questo è indispensabile».
L’Ucraina va aiutata da tutta la comunità internazionale, conclude Gallagher, accompagnata verso la pace anche se «purtroppo è troppo presto per parlare prima di pace e poi di riconciliazione. Molti ci hanno detto che loro capiscono l’argomento, capiscono che questi sono i valori profondamente umani e cristiani, però purtroppo il popolo ha sofferto così tanto in questi mesi. È troppo presto. L’Ucraina deve difendersi e per fare questo deve ricevere aiuti, anche militari. Noi abbiamo sempre insistito che ci deve essere una certa proporzionalità, perché cominciare una corsa alle armi di nuovo, in Europa, nel mondo, non conviene».