
Tutto relativo
Ridare un senso ai diritti
In Alitalia si sciopera e chi deve volare trova aereoporti bloccati e voli cancellati, tirando definitivamente una croce sopra la cosiddetta compagnia di bandiera. La prossima volta prenoterà il volo con qualcun altro e Alitalia scomparirà (ammesso che esista ancora quando leggerete questo).
A Melfi si sciopera, e così pezzi e componenti non possono arrivare alle altre fabbriche della Fiat. Qualcuno deciderà, come molti hanno già fatto, che non vale la pena aspettare più di tanto per una Fiat e comprerà un’altra automobile.
Difendere i propri diritti è giusto.
Difenderli senza tenere conto del danno che provochi a qualcun altro non è solo sbagliato: è suicida.
è come tagliare il ramo su cui sei seduto, è trasformare la difesa di un diritto nella impossibilità pratica di difenderlo.
Come è potuto accadere che il senso del giusto degenerasse a questo modo, fino a diventare il suo contrario? Non sono gli strumenti di politica industriale a mancare, nemmeno le ricette etiche ed i codici di comportamento o le leggi sul diritto di sciopero, manca un senso condiviso di ciò che è la realtà, che possa funzionare sia quando tutto va bene che quando tutto fallisce. Per questo ci vuole una educazione, per ridare senso alla realtà, per ridare senso anche ai diritti.
«L’occidente non ama più se stesso. Della sua propria storia vede oramai solo ciò che à deprecabile e distruttivo, mentre non è più in grado di percepire ciò che è grande e puro. La multiculturalità sicuramente non può sussistere senza rispetto di ciò che è sacro».
Così il cardinal Ratzinger, la scorsa settimana. E il presidente del senato Marcello Pera:
«Non sto chiedendo il rifiuto del dialogo. Sto chiedendo un’altra cosa, che è più fondamentale: sto chiedendo la consapevolezza che il dialogo non serve a niente se, in anticipo, uno dei dialoganti, dichiara che una tesi vale l’altra».
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