![«La tregua in Israele è fragile. Il vero pericolo è il Qatar»](https://www.tempi.it/wp-content/uploads/2025/01/carmon-foto-tempi-giojelli-345x194.jpeg)
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Il partito islamico moderato Akp (Giustizia e Sviluppo) del premier Recep Tayyip Erdogan, forte le ottime perfomance economiche del Paese, ha vinto le elezioni per la terza volta consecutiva con il 50,02% (+3,44% rispetto al 2007). Si appresta così a formare un nuovo solido governo monocolore ma si ferma a quota 326 seggi su 550, 15 in meno rispetto al 2007.
Soprattutto fallisce l’obiettivo più ambizioso: non riesce a conquistare la maggioranza necessaria per riformare la costituzione. Né quella dei due terzi (367 seggi) per riuscire a far entrare immediatamente in vigore le modifiche, né quella di 330 seggi, che avrebbe richiesto un referendum popolare di conferma. Ciò costringerà Erdogan a maggiori aperture all’opposizione o ad aspettare altri 4 anni e ritentare il colpo nel 2015.
Al secondo posto si colloca il partito Chp, l’opposizione repubblicana laica kemalista (custode della laicità dello Stato del fondatore della moderna Turchia Mustafa Kemal Ataturk) che ha ottenuto il 25,91% (+5,03%) con 135 seggi. Terzi i nazionalisti di estrema destra dell’Mhp con il 13,03% (-1,24%) pari a 54 seggi. Forte l’affermazioni dei candidati indipendenti (Bgmz) che hanno conquistato 35 seggi e impedito che il voto si trasformasse in un plebiscito per Erdogan. Restano fuori tutte le altre formazioni che non hanno superato lo sbarramento ghigliottina del 10%.
Il primo ministro turco Recep Taiyyip Erdogan, che si è aggiudicato la terza vittoria consecutiva, ma senza la forza necessaria per cambiare da solo la costituzione, interpreta il voto con la necessità di effettuare le modifiche necessarie ricercando il consenso delle altre forze politiche. Questo per Erdogan il messaggio che il popolo turco ha voluto dare all’Akp consegnandoli la vittoria ma senza i numeri necessari per cambiare la Carta da soli. Con questo voto «il popolo ci ha detto di realizzare una nuova costituzione attraverso la ricerca del consenso e il negoziato. Pertanto ne parleremo con i partiti dell’opposizione», ha detto Erdogan dal balcone della quartier generale dell’Akp ad Ankara.
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