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Come era prevedibile, Donald Trump non ha citato nemmeno una volta l’Europa e l’Unione Europea nella mezz’ora del suo discorso di investitura. Qualcuno si è consolato commentando che gli unici paesi stranieri citati, Panama e Messico, sono stati tirati in ballo per indirizzare moniti piuttosto minacciosi.
Tuttavia non sono possibili equivoci: per il nuovo presidente americano un’Europa che procedesse sulla strada dell’integrazione in forma di superstato federale sarebbe più un concorrente che un partner.
Lo sarebbe, in realtà, per qualunque capo di Stato Usa, repubblicano o democratico o indipendente: gli Stati Uniti hanno storicamente favorito l’unificazione dell’Europa quando si trattava di evitare il ripetersi delle guerre fra stati europei della prima metà del XX secolo che avrebbero favorito l’espansione dell’influenza dell’Unione Sovietica in Europa occidentale nella seconda metà, ma l’hanno favorita nella forma di una “Nato in borghese”.
Usa - Ue: alleati ma in compe...
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