Trovare una soluzione politica alla guerra in Ucraina
Serve un’iniziativa politica per trovare una soluzione al conflitto che insanguina l’Ucraina, e di tale iniziativa l’Europa deve rendersi protagonista. In una Piazza del Vescovado piena di gente si sono confrontati a Caorle – in occasione del festival di Tempi “Chiamare le cose con il loro nome” – l’ex ministro della Difesa e presidente del Centro studi Meseuro Mario Mauro, l’inviato di guerra del Giornale Fausto Biloslavo e la docente di Cultura dei paesi slavi e Lingua russa presso l’Università Cattolica di Milano Anna Krasnikova, membro del comitato scientifico Memorial.
I tre ospiti della kermesse nata in memoria del fondatore di Tempi, Luigi Amicone, hanno dibattuto a partire dal titolo dell’incontro “Europa senza polmoni. La guerra russa in Ucraina e la fine di un sogno”. Un titolo che richiama il celebre auspicio di san Giovanni Paolo II, che ha sempre pensato che l’Europa fosse un corpo unico, da Lisbona agli Urali, ma appunto dotato di due polmoni, uno occidentale e uno orientale.
Dopo due anni e mezzo di guerra, ha spiegato Biloslavo, la situazione è drammatica. Quella russa, finora, è una «vittoria di Pirro», ma è innegabile che ora «l’iniziativa» che pare prevalere sul campo è quella del suo esercito. «L’Ucraina non va abbandonata», ha proseguito il giornalista, «ma occorre anche trovare un modo per congelare il conflitto, perché questa non può diventare una guerra senza fine». E anche Mauro, insistendo sul fatto che la politica con la “P” maiuscola deve prendersi le sue responsabilità, ha sottolineato la necessità di una presa di coscienza soprattutto europea. Quell’Europa nata per garantire la pace, deve oggi riscoprire se stessa e, dotandosi di una politica estera e di difesa comune, far valere le sue ragioni in una prospettiva di pace.
Anna Krasnikova ha raccontato un aspetto poco conosciuto della vicenda e cioè la coraggiosa opposizione, dentro e fuori della Russia, di persone che si oppongono al regime putinano. Sono uomini e donne contrari al conflitto che cercano in ogni modo – e spesso pagando in prima persona – di far sentire una voce diversa da quella che vede nella guerra l’unico modo per risolvere la vicenda ucraina.
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