
Triste american liberal
Sorprende che negli Stati Uniti la divisione tra liberal e conservatori attraversi tutto, giungendo a definire la vita quotidiana degli stessi individui. Giova chiedersi quali ne siano le conseguenze in un momento in cui questa stessa divisione rischia di imporsi in ogni aspetto della vita, anche in Italia.
Le coste e le “blue zone”, sono ancor oggi i luoghi dove vive il tipo d’uomo protagonista della vita contemporanea, del più grande progresso, scientifico, tecnologico ed economico in tutto il mondo. Una smisurata fiducia nell’uomo, nelle sue capacità, nella sua forza trasformatrice sono alla radice di questo protagonismo secolare. A quali condizioni? L’idea sempre più dominante è che ogni vincolo religioso o non, personale e collettivo, sia un ostacolo all’agire dell’uomo. Perciò si cerca di disgregare, via via, i valori tradizionali della società occidentale, al di qua o al di là dell’oceano. Al legame naturale con una persona dell’altro sesso si sostituisce o si affianca il legame omosessuale o l’affezione per un animale o con un qualunque oggetto cui si attribuisca un valore affettivo. Un significant other: persona, essere vivente o cosa che sia.
Al gusto per il proprio lavoro, di artigianale memoria, si sostituisce il tentativo spasmodico di prevalere, come mostrava una pubblicità di qualche anno fa in cui compariva una mandria di bisonti visti da dietro con lo slogan che recitava: “Se non sei il primo, questa è la visuale che ti tocca”. Così, ad un contesto di grandi risultati per alcuni si affianca quello di grande povertà per moltissimi, quelli che non ce la fanno (e non si tratta solo degli afroamericani di New Orleans). Non è un caso che il più alto tasso di suicidi giovanili in America sia tra coloro che fanno l’internato di chirurgia: investono tutto nel lavoro, si costringono a turni massacranti e così perdono il senso della loro vita. I legami familiari non durano: non si ha più la voglia di sottrarre tempo ed energie a un lavoro dominato dalla competizione. Come nei film di Woody Allen, presto o tardi, tutto diventa psicosi.
Non è un caso che questo mondo liberal, mentre manifesta contro la guerra in Irak o contro Bush, si rende protagonista di piccole e grandi nuove violenze: verso la vita di chi è più debole, attraverso, ad esempio, la manipolazione genetica, la scarsa attenzione all’educazione dei giovani, il disinteresse o l’abbandono dei 25 milioni di poveri o dei 40 milioni con assistenza sanitaria minima. L’aspirazione di entrare nella ristretta cerchia di chi ha successo e di raggiungere una condizione economica (che per molti immigrati è comunque immensamente migliore che nei paesi di origine) oblitera queste mancanze e blocca ogni dissenso radicale ed organizzato a questi crescenti attentati alla vita dell’uomo. Sono i teo-con e la “red zone” (quella che ha eletto Bush) con i suoi valori, le alternative valide a questo mondo? Mah! Ne parleremo nella prossima puntata.
* Presidente Fondazione per la Sussidiarietà
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