
Tolosa, incidente o attentato?
A Tolosa, alle 10.12 di venerdi 21 settembre, un’esplosione avvenuta nell’hangar 221 dell’impianto dell’azienda chimica Azf, appartenente al gruppo TotalFinaElf, ha causato la morte di 29 persone ed il ferimento di altre 2500. Tutta la parte ovest della città è stata toccata più o meno duramente, ed i senza tetto sono migliaia. L’inchiesta sulle cause dell’esplosione è guidata dal procuratore della Repubblica di Tolosa Michel Bréard che si è attirato moltissime critiche affermando già lunedì 24 settembre, tre giorni dopo il dramma, che la causa dell’esplosione «è dovuta al 99 per cento a delle ragioni accidentali», la conseguenza di questa affermazione è il capo d’imputazione che mette in causa l’Azf: «omicidio involontario per inosservanza deliberata a un obbligo particolare di sicurezza o di prudenza». Questa quasi certezza è apparsa a molti, ed in particolare agli specialisti, come un’affermazione perlomeno azzardata. Considerando i rigidi controlli amministrativi imposti dallo Stato francese agli impianti industriali di questo tipo, impianti classificati Seveso2, il livello più alto di sicurezza, l’ipotesi dell’incidente, che deve comunque essere presa in considerazione, è possibile ma improbabile, perché i tecnici hanno accertato il giorno dell’esplosione che a esplodere sono state le 200 o 300 tonnellate di nitrato d’ammonio granulare immagazzinate in un deposito dell’impianto. La potenza dell’esplosione è equivalente a quella di 300/900 tonnellate di Tnt, lasciando supporre che il fattore detonante ha agito rapidamente e non su di un lungo periodo. Il nitrato d’ammonio, per poter esplodere, deve essere sottoposto a precise condizioni che, nell’impianto dell’Azf di Tolosa, potrebbero essersi verificate solo in presenza di gravissime lacune nella manutenzione del nitrato o a causa di un atto doloso.
Quattro paia di mutande
Sembra chiaro che, aldilà dei proclami del governo, si vuole far credere a tutti i costi che la sola pista seria da seguire è quella dell’incidente. Ma vediamo i fatti; come abbiamo visto, il procuratore di Tolosa, Michel Bréard dichiara, tre giorni dopo l’esplosione, che la causa è, al 99 per cento, accidentale. Gli specialisti, che sanno come sia impossibile che del nitrato d’ammonio granulare, anche se di pessima qualità, possa esplodere senza un fattore detonante, considerano questa dichiarazione, allo stato delle indagini, come azzardata. Sabato 29 settembre il governo francese, non potendo più sostenere la sola ipotesi dell’incidente, tramite il ministro dell’ambiente Yves Cochet dichiara che tutte le ipotesi sono possibili, compresa quella dell’attentato. Negli stessi giorni si comincia a parlare di Hassan Jandoubi, un lavoratore interinale morto nell’esplosione. Il rapporto dell’autopsia segnala lo strano abbigliamento di Jandoubi, che indossava quattro paia di mutande infilate le une sopra le altre e due paia di pantaloni. Questo strano modo di vestirsi ha fatto pensare ad un rituale che alcuni specialisti considerano simile a quello usato dai martiri che si immolano per l’islam. Jandoubi, si dice, sarebbe un integrista, ma nessuna prova sostiene questa ipotesi, sono numerose invece le testimonianze che la smentiscono. Ecco il commento dell’Imam della moschea che Jandoubi avrebbe frequentato: «Sono costernato nel vedere associati la moschea ed il nome di questo signore che nessuno qui ha mai visto, nemmeno nelle serate di preghiera». La moglie di Jandoubi conferma: «Mio marito non andava mai alla moschea. A casa non pregava mai e, per farla breve, l’islam non lo interessava: non sapeva leggere l’arabo e non conosceva nemmeno una sura (i versetti del Corano ndr)». Un investigatore dei Rg (Reisegnement Generaux), i servizi di sicurezza, conferma che Jandoubi viveva ai margini dei precetti dell’islam. A questo va aggiunto che il corpo di Hassan Jandoubi non presentava tracce di esplosivo. Inevitabilmente, quando la pista Jandoubi si sgonfia, non rimane che un’ipotesi “credibile”, quella dell’incidente.
Un’ipotesi che non si può escludere
Ma il problema rimane sempre lo stesso. Per quale ragione il nitrato d’ammonio dell’hangar 221 è esploso? Louis Ménard, un esperto che ha analizzato le circostanze delle più importanti catastrofi dovute all’esplosione di nitrato d’ammonio – una decina in 80 anni – afferma che le condizioni necessarie all’esplosione sono «il lancio di un esplosivo contro del nitrato d’ammonio indurito (atto doloso ndr) o l’epilogo d’un incendio prolungato di una massa importante di nitrato impuro, contenente materie organiche nella stiva di una nave, in altri termini in uno spazio chiuso (incidente ndr)». Si assiste allora ad una serie di “indiscrezioni” che hanno tutte lo stesso obbiettivo, dimostrare che la direzione ed il personale dell’Azf, l’azienda all’interno della quale è esploso il nitrato d’ammonio, sono stati negligenti e non hanno seguito con attenzione le regole di sicurezza. Indiscrezioni sul rapporto degli esperti lasciano credere ad una fuga di acido solforico il giorno prima dell’esplosione, si parla di una circolare interna dell’azienda, inviata il giorno prima dell’esplosione, che chiede al personale di rispettare le regole di sicurezza dimostrando “implicitamente” come, prima di questa circolare, le regole di sicurezza non fossero rispettate. Abbiamo chiesto un commento a Dominique Olivier, segretario federale del sindacato Cfdt per il settore chimica ed energia e responsabile delle questioni sanitarie e di sicurezza legate ai rischi industriali ed ecologici. Olivier conferma quanto affermato dall’azienda e cioè che la fuga di acido solforico non è avvenuta il giorno prima dell’esplosione ma il 14 Luglio 2001, che le procedure di sicurezza sono state rispettate e che i residui di questa operazione di bonifica sono stati effettivamente evacuati e non, come le indiscrezioni giudiziarie vorrebbero far credere, depositati nell’hangar 221 dove era immagazzinato il nitrato d’ammonio. Olivier ci conferma che sono migliaia le circolari dell’azienda che mettono in guardia il personale ricordando costantemente il rispetto delle procedure di sicurezza. Pretendere quindi che la circolare del 20 settembre, giorno precedente l’esplosione, possa essere considerato come un grave indizio di responsabilità e di negligenza dell’Azf, non fa che confermare i nostri sospetti; il governo francese, probabilmente nell’intento comprensibile di evitare una psicosi, vuole minimizzare, nei media e quindi nella popolazione, la possibilità che l’esplosione di Tolosa sia dovuta ad un attentato, ipotesi che in realtà non può assolutamente essere esclusa.
0 commenti
Non ci sono ancora commenti.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!