The Hateful Eight. Tarantino è Tarantino, ma il film è una spanna sotto i precedenti
Un cacciatore di taglie in viaggio con la sua preda in un Wyoming sommerso dalla neve.
Premesso che anche il filmino della Comunione di Quentin è interessante a prescindere e probabilmente vale metà della produzione dei colleghi, questo suo ottavo film è una spanna sotto i precedenti.
[pubblicita_articolo]Cinefilo e colto, spettacolare dal punto di vista tecnico e visivo, The Hateful Eight è spaccato in due. Una lunga prima parte introduttiva in cui Tarantino si piglia un’ora abbondante per presentare i suoi personaggi: cacciatori di taglie, brutti ceffi, uno sceriffo che forse non è uno sceriffo. Samuel L. Jackson che sembra un predicatore. Citazioni svariate, dal western puro e classico di John Ford alle musiche di Morricone con cui il grande compositore romano cita se stesso, a Peckinpah e il suo Il mucchio selvaggio, all’immancabile Leone.
Stacco netto e la seconda parte è una tragedia cupa girata tutta in interni con parecchia violenza gratuita dove i riferimenti sono il giallo classico, Le iene e Shakespeare.
The Hateful Eight, di Quentin Tarantino
Foto Ansa
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3 commenti
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Signori, questo è Quentin Tarantino! Dialoghi lunghi e fitti, che spesso non capisci dove ti vogliano portare, cervello spappolati e arti mutilati! A me è piaciuto molto, mi è sembrato un western più tarantiniano del comunque bellissimo Django
Condivido il fatto che la prima parte sia senz’altro migliore della seconda, che però è accettabile, forse un po’ troppo splatter, ma questo è Tarantino. Non un capolavoro ma un bel film. Non certo noioso
Grazie, credevo fossimo in pochi a pensarla cosi.
Lo visto,per me una noia pazzesca.