Testamento biologico, moglie di Parodi: «Per lui la malattia era un dono»

Di Benedetta Frigerio
22 Febbraio 2011
Mentre infuria la discussione tra chi vuole l'eutanasia e chi cerca di frenarla con il testamento biologico, riportiamo l'intervista a Valentina Casalena, moglie del cantante Andrea Parodi, morto quattro anni fa di tumore, che racconta l'esperienza della malattia: «Mi sono ritrovata a ringraziare anche io per tutto quello che avevo avuto, pur in mezzo a una sofferenza grandissima»

In questi giorni si combatte la guerra fra i promotori dell’eutanasia e chi la vuole vietare per legge. Il tutto passa come una battaglia fatta per amore di chi è debole e malato. I primi la fanno mascherandosi dietro la parola libertà e autodeterminazione, ma per sbarazzarsi di un problema. I secondi, in buona fede, cercano argini legislativi.

I primi sono ingiustificabili, perché se non si può giudicare chi non è in grado di sostenere esistenze fragili (come accadde a Beppino Englaro), non è nemmeno accettabile che venga negato, a chi vuole, di amarle e prendersene cura (come fu negato alle suore misericordine). Non si può, cioè, obbligare a fare il bene, ma nemmeno vietarlo a chi lo fa, scambiandolo subdolamente con la parola accanimento, per non sentirsi in colpa. Ma anche la seconda via pare un autogol: si sprecano inutili energie per “sistemare” e normare vite fragili e bisognose per paura di chi non vuole farsene carico, invece che combattere per dare forza a chi continua a desiderare di accudirle.

Infatti la realtà è ancora piena di carità, come dice Giuliano Ferrara sul Foglio di oggi, e lo Stato deve servirla non pensare di erogarla: «Il conflitto è fra carità e diritto, dare allo Stato un potere etico e paternalistico non è la soluzione giusta». Di questa carità, su cui vogliamo puntare, ci sono tanti testimoni. Fra cui uno famoso, ma nascosto dai media. Per questo riportiamo l’intervista al giornale della diocesi di Cagliari di Valentina Casalena, moglie del cantante Andrea Parodi, morto quattro anni fa di tumore.

La testimonianza di Parodi e della moglie mostrano, come hanno fatto le suorine che accudivano Eluana, che in questa società c’è ancora chi ama la vita per quella che è e se ne vuole fare carico anche quando messa alla prova. Dice Valentina: «Non l’ho mai sentito lamentarsi contro Dio: ripeteva che anche la malattia era un dono… Mi sono ritrovata a ringraziare anche io per tutto quello che avevo avuto, pur in mezzo a una sofferenza grandissima». Anche Parodi, negli ultimi giorni di vita, con un concerto ringrazia la vita e la moglie che «si prede cura di me, che sono ritornato come un bambino da accudire». Parodi, dopo una vita «da mistico» e «carica di mistero», lasciava felice una giovane mamma con una figlia di un anno e mezzo e una di soli tre mesi.

In che modo vi siete conosciuti con Andrea?
E’ una storia un po’ fiabesca: l’ho visto in televisione quando avevo 16 anni e mi ha fulminato. Ammiravo Bertoli, e i Tazenda suonavano con lui a Sanremo. Quella canzone mi ha aperto un mondo: non capivo in che lingua cantassero, della Sardegna sapevo poco, non c’ero mai stata. Ero casa e scuola, fino ad allora. Così sono diventata una fan, ho cercato qualunque cosa avessero fatto con un annuncio su un giornale. Ero piccola e andare ai concerti era difficile: la prima volta che l’ho visto in carne ed ossa è stato l’anno dopo, quando con il Festivalbar sono venuti ad Ascoli, la mia città.

Com’è andato il primo incontro?
Mi ha fatto un autografo, e io gli ho dato una rosa rossa. Poi l’ho conosciuto meglio a Recanati, nel ’93, ad un concerto acustico di mezz’ora: in quell’occasione ci ho parlato di più. Ero piccola, stavo lontana, ero una semplice fan. Dopo un anno abbiamo cominciato a frequentarci, dopo esserci incontrati fino ad allora casualmente.

Cioè?
Periodicamente andavamo con i miei a Roma per controlli clinici che mia mamma e mio fratello facevano: il caso, o non so chi, ha voluto che ci fosse un concerto dei Tazenda vicino a dove stavamo. Quella volta Andrea mi chiese se mi sarebbe piaciuto venire in Sardegna per la seconda edizione di Ichnos, ma avevo gli esami di maturità pochissimi giorni dopo. Mia mamma mi disse inaspettatamente di sì. Così abbiamo cominciato a frequentarci, ma siamo rimasti lontani ancora per tanto altro tempo: sono stati anni duri, facevo l’università ad Ancona. Oggi posso dire che, quando c’è un sentimento, non c’è nessun ostacolo: né l’età, né il lavoro, né la lontananza fisica. Se penso ai dettagli, ci sono state tante difficoltà, ma è stata una storia davvero bellissima, piena di amore, pur in un ambiente difficile come quello della musica.
Il tempo passa in maniera diversa a seconda di quello che uno vive.

Come sono passati questi tre anni?
Non lo so, forse veloci perché sono stati pieni. Ancora non mi rendo conto che non c’è. Una donna che aveva perso il marito mi ha detto che se ne è resa conto solo dopo cinque o sei anni. Ora comincio a capire: ogni tanto sento questa assenza devastante, difficile da sopportare perché per me è talmente presente… Le ha lasciato migliaia di ricordi. Sì, sono totalmente piena di lui. La gente dice che sono giovane e devo rifarmi una vita, qualcuno bonariamente mi dice che non posso vivere con il fantasma di Andrea.

E lei cosa ne pensa?
E’ vero, sono giovane e serena. Ma non vuol dire che mi sono staccata da questa vita: mi danno la forza lui e le bambine, la sua traccia vivente.

Chiedono di lui?
Sì, specie la più grande, la piccolina aveva solo tre mesi. Parlo sempre di lui, oggi lavoro per la Fondazione e lo nomino spessissimo. Antea si ricorda tutto, nonostante avesse appena due anni e mezzo. Lui era affettuosissimo, e severo quando serviva.

Cosa l’ha spinta a sposare, con Andrea, il suo amore per la Sardegna?
E’ stato un tutt’uno: lui non era scisso, anche nel privato. Era la Sardegna, non si poteva separare, era un appassionato. Appena era libero, giravamo l’Isola: aveva una conoscenza profondissima e tantissime amicizie. A Osidda siamo arrivati attraverso un amico di Sassari. Era capace di un’amicizia vera con tutti: come successe con Aldo, un ragazzo di Osidda attivissimo per il paese, che ci ha seguito tantissimo. Tuttora – magari ci sentiamo due-tre volte l’anno – c’è un’amicizia fortissima, anche con tante altre persone. Sardegna per me vuol dire un affetto grandissimo nei miei confronti: non c’è solo ora, c’è sempre stato. Dovunque aveva le porte sempre aperte: credo non basti essere un personaggio pubblico, per avere tutto quello che ha avuto Andrea. Era una sensazione unica, meravigliosa: ha avuto tanto, perché si dava tantissimo, anche quando era stanchissimo. Gli dicevano che c’era una persona che voleva salutarlo, e lui andava dovunque: stava con un ventenne o un con un novantenne con lo stesso entusiasmo.

Lei ha detto che, dopo la scoperta della malattia, non c’è mai stata disperazione. Cosa vi ha dato la forza?
Me lo sono chiesto tante volte: fin dalla diagnosi si è preoccupato per me, non per lui. Ero incinta di tre mesi e avevamo una bambina di un anno e mezzo. C’erano in ballo tante cose, ma con lui era tutto bellissimo: era come un bambino, entusiasta di ogni cosa, anche quelle apparentemente più semplici. Aveva talmente entusiasmo che oggi è difficile vivere nella nostalgia, avendo vissuto con lui. E’ come se la sua presenza continuasse. Con lui passato, presente e futuro erano una cosa sola: era sempre proiettato in avanti. Anche nella malattia ha avuto qualche momento difficile, però guardava sempre avanti, anche nelle grosse difficoltà cercava di superare il sentimento della nostalgia e della malinconia. Anche nella malattia, continuava a fare progetti: un pozzo senza fondo.

Il rapporto con il Mistero: Gino Marielli lo ha definito “un amico che iniziava anche a parlare di Dio”.
Gino non scrive niente a caso – sorride – ha capito tutto. Per lui c’era una persona importantissima, don Antonio Sanna, che gli aveva fatto scuola di religione da piccolo, e l’ha visto nascere e crescere. Ci ha sposati lui, concelebrando il matrimonio con il parroco di Osidda.

Lei cosa può dire?
Non se ne parlava esplicitamente, ma ho sempre visto in lui una persona carica di mistero, quello che c’è dentro ognuno di noi. In lui il senso del mistero era palpabile, questo mi ha riempito la testa, il cuore, l’anima di lui: era mistico. Parlava di qualunque cosa in modo quasi poetico: mi resta il dispiacere di non aver scritto molte volte quello che diceva sulle cose. Era un po’ come un indiano nel sentire le cose. Il tempo me lo ha dimostrato, quando l’ho visto affrontare le varie vicende.

Lei parla di Reunion come di “un altro regalo in un disegno da accettare per intero”.
Sì, nel corso degli anni Andrea è diventato sempre più religioso, aveva una religiosità chiara ben definita dentro di sé. Penso ai segni che ho visto negli ultimi due anni: la nascita delle nostre due figlie, la riunione con i Tazenda, il riavvicinamento di tante persone, tanti sogni realizzati prima che la malattia bussasse alla porta. Non l’ho mai sentito lamentarsi contro Dio: ripeteva che anche la malattia era un dono come le altre cose che aveva ricevuto, e diceva che, se era arrivata, sarebbe stato in grado di affrontarla. Trovo molto religioso questo modo di affrontare le cose, e ho cercato di condividerlo: sei nelle mani di Dio. Mi son trovata a ringraziare anche io per tutto quello che avevo avuto, pur in mezzo ad una sofferenza grandissima.

Che sensazione ha avuto?
Come se stesse chiudendo le cose, e volesse salutare tutti. E’ come se avesse messo a posto una serie di cose, e poi mi ha lasciata, anche se non mi piace dirla così.

Perchè?
All’inizio mi dava fastidio dire che è morto. Ora lo dico perché “si usa” dir così. In uno degli ultimi concerti, lui dice che, quando muore una persona cara, bisogna andare avanti e sperare di rincontrarla, un giorno. Lo dice presentando un brano, Armentos, scritto anni prima, che per me oggi è un segno. Andrea l’ha ripreso nel 2004: gli piaceva il senso del parallelo tra i pascoli terreni e i pascoli divini. E dice proprio questo: se pensiamo a come sarà bello il momento del riincontro, ci passa la tristezza dell’assenza di oggi. E’ scontato dirlo, ma per me è davvero così: io lo penso vivo, ed è la prima volta che mi capita una cosa del genere. Gino Marielli ha scritto un brano, dopo che Andrea era già partito, che si intitola “La ricerca di te”: una bellissima canzone introspettiva. Quando Andrea ha chiuso gli occhi, tra me e me ho detto: “Ora ricomincio a cercarti, ti ricerco”. Come ho fatto all’inizio, nei primi tre anni, in cui non lo conoscevo, ma a mio modo lo cercavo. Per me ora è iniziata una nuova fase, in cui devo di nuovo cercarlo, in un’altra maniera. Credo sia questo: sentirlo vivo, lavorare per lui, crescere le nostre figlie. Il mio quotidiano è tutto incentrato su di lui, in modo positivo, verso il futuro. Questo mi dà la serenità. E’ molto difficile vivere così, a seconda dei periodi, ma mi dà una forza incredibile.

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10 commenti

  1. Franco

    Manco dalla mia adorata isola da 15 anni Andrea e un patrimonio più unico che raro nel suo sguardo ho capito che in lui è filtrata la luce di dio dirti grazie è poca cosa il tuo seme non morirà mai vorrei cara Valentina ringraziarti a nome di tutto il popolo sardo grazie grazie e ancora grazie che dio ti benedica

  2. stefano

    A riguardo del testamento biologico, c’e’ qualcuno che non abbia subito uno slavazzamento del cervello dalla chiesa o dal clero e che valuti l’opportunita’ della libera scelta dell’individuo, come ,dove , quando lasciare il tutto con una buona dose di dignita’ ???????????

    1. Andrea

      Sì, io ci ho pensato, ma c’é un problema: il testamento biologico é una scelta fatta in un momento particolare, “a freddo”, guardando ad un possibile momento in cui non si potrà esprimere una scelta, e questo é un momento “caldo”, in cui, quando la morte si fa vicina vicina, magari improvvisamente tu capisci che preferisci vivere ancora, per vedere se qualcosa di buono succede; in quel momento tu (o io) che sei in coma non puoi esprimerti, e si esprime per te un foglio che hai firmato quando non immaginavi che avresti desiderato così tanto di vivere. Succede anche questo, e bisogna tenerne conto.
      Perché?
      Perché é una scelta da cui non si puó tornare indietro, una volta fatta é fatta.

      1. lana

        quote: “il testamento biologico é una scelta fatta in un momento particolare, “a freddo”, guardando ad un possibile momento in cui non si potrà esprimere una scelta, e questo é un momento “caldo”, in cui, quando la morte si fa vicina vicina, magari improvvisamente tu capisci che preferisci vivere ancora, per vedere se qualcosa di buono succede; in quel momento tu (o io) che sei in coma non puoi esprimerti, e si esprime per te un foglio che hai firmato quando non immaginavi che avresti desiderato così tanto di vivere. Succede anche questo, e bisogna tenerne conto.
        Perché?”
        questo film spiega il perchè, un enorme peccato che non ci sia in italiano ma purtroppo solo in
        portoghese e al massimo in inglese, si chiama Inferno em chamas,è la storia di una ragazzo che a causa di una vita sregolata e spesso scavalcando la soglia del crimine finisce in come e i genitori vogliono staccare la spina e si vede lui che tra la vita e la morte li ascolta e vorrebbe dirgli di non farlo, di dargli ancora un filo di speranza perchè nel remoto caso di un risveglio lui vorrebbe abbandonare la vita di prima per poter accettare Gesù e così raggiungere la salvezza della sua anima, rendendosi conto che se i genitori staccano la spina non lo potrà fare mai più perdendo la unica possibilità di salvezza, poichè unicamente quando si è coscienti si può accettare Gesù come proprio personale Salvatore e decidere di servirLo. ma forse il dibattito sull’eutanasia non tiene conto di questa implicazione, scelta libera o meno. e in casi come questo (tutt’altro che fantasioso) non si è più liberi per niente, se si vorrebbe dire di non staccare la spina per avere una seconda opportunità non si può più fare. Voglio precisare che con questo discorso non intendo affatto condannare Beppino, lo comprendo, ha portato per lunghi anni un grosso fardello e di certo nessuno di noi vorrebbe mai passare per il suo stesso calvario, è stato un padre che amava la figlia. il punto è sul dibattito tra professionisti. terranno conto di ogni implicazione riguardo all’eutanasia prima che si arrivi a una norma definitiva? ci sono aspetti pratici per i quali una normativa terrena, quand’anche necessaria, è destinata a rimanere lacunosa

  3. Pedy

    Il pensiero la memoria di questo grande personaggio mi fa emozionare ed amare la mia piccola Lucrezia i mie figli Thomas & David e la vita grazie Andrea

  4. rita pannunzio

    Forse non hai ben compreso la situazione. Questa coppia è un esempio di amore vero e la breve vita che hanno vissuto insieme è meritevole di rispetto. Dovremmo cercare di comprendere le persone e le situazioni senza arrogarci il diritto di fare i giudici. Conosco la mama di Valentina e so i valori che ha inculcato ai figli, sono persone speciali e per questo voglio augurare loro tanta serenità. Rita (Ascoli Piceno)

  5. rita pannunzio

    Forse non hai ben compreso la situazione. Questa coppia è un esempio di amore vero e la breve vita che hanno vissuto insieme è meritevole di rispetto. Dovremmo cercare di comprendere le persone e le situazioni senza arrogarci il diritto di fare i giudici. Conosco la mama di Valentina e so ii valori che ha inculcato ai figli, sono persone speciali e per questo voglio augurare loro tanta serenità. Rita (Ascoli Piceno)

  6. Giulia

    Usare una disgrazia come arma contro gli altri malati. Fate schifo. Inclusa la moglie.

    p.s. Andrea Parodi ha fatto ricorso persino a un guaritore: segno che la malattia era “un dono” non gradito. senza contare che la chiesa non vede di buon occhio queste pratiche.

    1. enrico

      Non hai capito niente dalla vita povera mia!!!

      ps io sn favorevole all’eutanasia…in certi casi…..ma questo caso..andrea e la moglie sono di una bellezza e dolcezza sconvolgente!

      come ti permetti di nominare la moglie…..tu fai schifo…ma davvero tanto

    2. enrico

      Non hai capito niente dalla vita povera mia!!!

      ps io sn favorevole all’eutanasia…in certi casi…..ma questo caso..andrea e la moglie sono di una bellezza e dolcezza sconvolgente!

      come ti permetti di nominare la moglie…..tu fai s…ma davvero tanto

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