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Te Deum per il mio don Villa, che non ha mai smesso di seminare speranza e libertà

Di Andrea Maroè
02 Gennaio 2023
«Ad Andrea, tenacemente padre. Con ammirazione». Sapeva dei miei tradimenti, eppure non mi rimproverava, ma lodava l’unico aspetto della mia vita di cui anche io potevo andare fiero
Don Antonio Villa

Tornato dalla mia spedizione in Sud America ero passato a trovarlo ai primi di settembre. Quel vecchio prete, oramai in carrozzina, che mi aveva cresciuto da ragazzino, mi aveva sposato, aveva abbracciato i miei figli fino a vederli grandi anch’essi, e aveva assistito a tutte le varie fasi della mia vita con trepidazione, forse a volte con rabbia per le occasioni sprecate, a volte con dolcezza ma mai con disperazione. Mi sorrideva chiamando me «maestro», quando l’unico che io avrei definito tale nella mia vita era proprio lui. Mi chiese delle mie scoperte, ancora pieno di curiosità nei suoi novant’anni. Scherzammo perfino sulla sua morte, ironizzando, come spesso faceva, sul suo incontro con l’Eterno. «Fortuna che hai avuto il coraggio nell’ultima intervista di dire che sulla cima dei più grandi alberi sei più vicino a Dio. C’è ancora una speranza anche per te», mi rimproverava benevolo.
Il libretto coi “pizzini”
I suoi occhi scintillavano...

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