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Te Deum laudamus perché anche a Bangassou il Verbo torna a farsi carne

Di Aurelio Gazzera
31 Dicembre 2024
Il vescovo, gli orfani, gli anziani, i nostri preti. E poi quanti bambini: un’alluvione di vita, grida, risate e corse in questa terra dimenticata
Il neo vescovo Aurelio Gazzera accolto dai fedeli nella diocesi di Bangassou
Il neo vescovo Aurelio Gazzera accolto dai fedeli nella diocesi di Bangassou

Te Deum laudamus, per questo anno 2024. Non succede spesso, o almeno a me non era mai successo, di diventare vescovo. Ed è successo proprio quest’anno, che volge ormai al termine. E il mio Te Deum è una preghiera piena di lode, ma anche un grido di aiuto, e un grido per questa terra così martoriata che è il Centrafrica.

Me ne stavo tranquillo (non troppo!), nel Nord-Est del Centrafrica, ed eccomi scaraventato dalla parte opposta, a 1.200 chilometri, nel Sud-Est del paese. Una terra di foreste, grandi fiumi, molto caldo, poche strade (il camion che abbiamo mandato a metà giugno è arrivato qui a fine luglio: un mese e mezzo per 750 chilometri). Ma molta capacità di resistere. La diocesi è grande quasi metà Italia, con 13 missioni, di cui due chiuse a causa della guerra.

Te Deum laudamus: la gente si batte, con forza e coraggio, per vivere in pace e non lasciarsi portare via dalla violenza, in una regione al confine con il Sud Sudan, il Congo Rdc e non lontana dall’Uganda (proprio ...

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