
Tanya, la madre surrogata pentita. E Jessica, concepita con l’utero in affitto: «Sono nata grazie a un assegno»

«Al cento per cento motivata dal desiderio di aiutare un’altra coppia», l’americana Tanya Prashad aveva deciso di fare qualcosa affinché chiunque potesse avere un figlio. Così, certa delle ragioni umanitarie dell’“utero in affitto”, la donna aveva rinunciato ai diritti parentali nei confronti del figlio che sarebbe nato dall’unione del suo ovulo con il seme di un uomo, il quale insieme al compagno voleva diventare genitore. In cambio, Tanya aveva chiesto solo di poter frequentare il bambino: «Scelsi – ha detto in un’intervista – di avere un figlio con una coppia gay perché non c’era di mezzo un’altra mamma. Il piano era che io avrei continuato a fare le veci della madre».
QUANDO ORMAI ERA TARDI. Ma quando diede alla luce la figlia, cambiò idea. «Quando la vidi lì fra le mie braccia, quei pezzi di carta che avevamo firmato è come se fossero scomparsi». Pentita della sua scelta, Tanya decise di tenere la bambina con sé. «Finimmo in tribunale. E alla fine accettammo la decisione di una custodia congiunta». Dove erano finite le nobili intenzioni verso la coppia omosessuale impossibilitata a generare, per cui la donna si era “sacrificata”? Quando la figlia nacque, ha raccontato la donna, «capii che non avevo mai pensato neanche un secondo a quello che era giusto per lei e a quello che le spettava». Così ora, ammette, la bambina dopo 10 anni sta ancora affrontando i problemi derivanti dalla volontà dei tre adulti: «Ha molte insicurezze. Ha bisogno di molte rassicurazioni, molte di più. Tutti i bambini ne hanno bisogno, ma si sa, lei ha bisogno ancora di più di trovare una strada». Ecco perché anche la donna si è detta angosciata, spiegando di sentirsi «come una che aveva venduto sua figlia».
NATA DA UN ASSEGNO. L’emittente americana Abc News ha riportato la notizia raccontando anche la storia di una tra le figlie dell’eterologa. Jessica Kern, giovane donna nata 30 anni fa tramite utero in affitto, che sin da piccola si chiedeva come mai fosse così diversa dalla donna che chiamava “mamma”: «Per qualche ragione, intuitivamente dentro di me, avevo un senso di cosa fosse la famiglia e di come dovesse farci sentire, ma non l’avevo mai sperimentato», ha spiegato la trentenne. Poi Kern scoprì che non solo era nata da una madre “surrogata”, ma che questa l’aveva venduta per 10 mila dollari: «Ero devastata», ha dichiarato. E a chi le ha chiesto che effetto le facesse saperlo, ha risposto così: «Non sono certo affezionata al fatto di essere nata grazie a un assegno».
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16 commenti
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Personalmente non ho una posizione precisa sulla maternità surrogata e cerco di capire possibilmente senza pregiudizi le ragioni di tutte le persone coinvolte senza priveleggiarne nessuna. Credo inoltre sia giusto interrogare i figli nati con queste tecniche in particolare quando raggiungono l’età adulta perché riescono di più a date dei giudizi meglio ponderati e confrontabili con quelli dei genitori coinvolti. Ormai il numero di questi soggetti è sufficiente per fare una analisi significativa e non credo sia corretto per onestà intellettuale intervistare solo chi ha vissuto negativamente questa esperienza come spesso si vede da queste parti magari partendo già con l’idea preconcetta che queste tecniche sono da considerarsi sempre e comunque negative. Non è certo questo l’atteggiamento giusto per indagare un fenomeno in modo corretto.
Ciao Filomena
Sono sempre io che ti cerco….. prendi la “posizione precisa” che vuoi, ma non dimenticare …. comprare persone è cosa “cattiva” (sia per B…. sia che si tratti di uteri….e vari ingredienti di cui non ricordo i nomi “scientifici”).
Io credo che se un figlio scopre di essere tale grazie ad un assegno, e pensa che comprare persone sia male “in se” per logica elementare non può avere una opinione discostata dalla tua e dalla mia (…. che ricordo è: comprare persone è cosa “cattiva”).
Poche cose abbiamo in comune, e quelle poche, come vedi, le custodisco “gelosamente” ….e te le ricordo.
Grande Toni………”.le custodisco gelosamente e te le ricordo” ahahahah
@Toni
In genere quando non approndisco e non conosco bene un fenomeno cerco in linea diassima di mettermi in una posizione soprattutto di ascolto. Mi spiego. Gli esempi che Tempi vita sulla maternità surrogata sono sempre negativi e per quanto veri non descrivono completamente il fenomeno. Se in questi casi è abbastanza scontato che chi legge li giudichi negativamente (cosa che peraltro sbra essere il vero obiettivo di chi li scrive), io potrei per esempio citarti il caso reale di due sorelle gemelle di cui una gravemente malata e per questo non in grado di portare avanti una gravidanza, per la quale la sorella si è offerta di farlo al posto suo. In un caso del genere per esempio te la sentì testi di condannare la maternità surrogata? Io onestamente no. Perché Tempi non cita mai questi casi?
Prestare l’utero alla sorella gemella si, alla coppia gay no, insomma occorre fissare un “confine” entro cui si può e oltre non si può. Ma un conto è la nascita naturale di un bambino che viene affidato a parenti o estranei perché i genitori naturali passano a miglior vita o non sono in grado di fare adeguatamente il loro dovere, diverso è pianificare il concepimento di un essere umano esattamente come si trattasse di un oggetto. Il fatto che PURTROPPO esistono bambini trattati come oggetti non penso sia una scusante per estendere la cosa anche al momento del concepimento.
@ Filomena,
rischiando di deluderti, in tutta sincerità credo che il tuo non sia un esempio positivo. Immagino che la situazione di una donna gravemente malata porta istintivamente a dire, a chi osserva esternamente : “e allora? …. poverina, facciamola contenta!”. Io non credo che si possa ragionare con questo ordine di idee. Il bambino è un soggetto, non un oggetto. La sua chiamata all’esistenza non può nascere dal CONSAPEVOLE …. “soddisfare” un “desiderio” indipendentemente da un contesto più ampio che non viene tenuto in nessuna considerazione. Non ti rendi conto che nonsi guarda minimamente a quello che è l’interesse del bambino. Siamo di fronte al desiderio di una donna gravemente malata, che porta all’uso di un’altra persona (è secondario se questa è consapevole o meno di essere solo un mezzo) che presta l’utero. Se la donna gravemente malata muore (è una ipotesi più che concreta… mi sembra di capire) ci sarà un orfano. Chi la sostituirà ? La zia …prestatrice? Il suo sentimento “generoso” di prestare l’utero alla sorella basta per te a renderla una madre? Non trovi che siano cose diverse e che l’una non presuppone l’altra? Perché il bambino deve avere di base queste incognite e non una situazione “normale” (“normale” … benedetta parola!)? Trovo che sia egoistico, anche per una donna malata, pretendere questo.
@Filomena, riguardo al discorso delle due sorelle gemelle, io penso che sia comunque cosa sbagliata (anche se può sembrare un atto di generosità da parte della sorella sana) e sai il perché?
Mi immedesimo in quel figlio che nascerà. Sarà ufficialmente figlio di una delle due sorelle, ma in realtà è legato indissolubilmente anche alla sorella prestatrice dell’utero. E’ cresciuto dentro di lei, non è una semplice zia… non potrà mai esserlo.
Penso che ognuno di noi pensi al proprio passato, a chi è veramente, da dove arrivi… e le proprie origini hanno un grande peso.
E’ una cosa difficile da spiegare…
Sono certa che l’argomento è difficile da spiegare ma è anche molto personale e non generalizzabile. Ci saranno persone che considerano le loro radici importantissime, altri che danno molto più peso al gesto di generosità della zia che pure fa parte della stessa famiglia e delle stesse origini.
è molto strano il tuo atteggiamento, filomena: quando ti fa comodo sei INDECISA E PENSOSA , altre volte invece sei terribilmente sicura delle tue posizioni e idee. non ti bastano tutti i casini e orrori che emergono attorno al fenomeno dell maternità medicalm assistita per farti venire qualche dubbio salutare? uteri in affitto, eterologa e soprattutto la VENDITA dei bambini alle coppie gay non ti convincono ancora?
Si può avere le idee chiare su un fenomeno e non chiare su un altro, io non ho risposte per tutto. Sulla maternità surrogata ho sempre detto di avere dubbi e proprio per questo non mi sento di dare giudizi assoluti. E tu invece cosa ne pensi del caso che ho citato?
La capacita’ di essere indecisi vuol dire avere spirito critico e non accettare passivamente qualsiasi cosa venga detto da persone che ci stanno attorno o con posizioni di potere.
Le certezze si formano poi cosi’, e allo stesso modo possono cambiare col tempo rivalutando le informazioni che vengono man mano proposte e confrontandole alle proprie esperienza di vita.
Questo e’ uno dei motivi per cui a volte leggo questo sito. La linea editoriale e’ sicuramente opposta al mio pensiero, ma tra articoli e commenti anche contrari al mio modo di vedere le cose posso trovare spunti per riflettere.
Quello di Filomena a me non sembra un atteggiamento strano. Strano sarebbe ripetere a pappagallo quello che ci viene detto di pensare, e non modificare mai le proprie opinioni.
Condivido pienamente il suo ottimo e intelligente ragionamento. Questo commento mi è davvero piaciuto. Bravissimo!
Condivido anche io , Valentina, soprattutto il riconoscimento che questo sito è uno spazio raro di confronto e di libertà.
Però a volte , tornando al discorso delle opinioni, ci vorrebbe più coraggio da parte di molti di riconoscere gli orrori che conseguono a certe ideologie.
Voglio dire, tu ti dichiari atea, eppure , come donna e come mamma, sembri riconoscere l’orrore dell’eterologa, lo riconosci sulla tua pelle.
Al contrario, tanta cautela sulla pelle altrui , sulla pelle delle donne e dei bambini, può non essere un segno di elasticità mentale, ma di un indurimento del cuore, soprattutto se paragonato a ben altre “certezze ” su chi abbia o meno diritto di vivere a questo mondo.
per farli restare felici per tutta la vita basta semplicemente….nascondergli la verità. e che ci vuole poi, al giorno d’oggi. non è vero?
“Utero in affitto”, “fecondazione eterologa”… Che porcate!